02/12/08

Prestami Una Vita - Presentazione A Roma Il 7 Dicembre


Cari lettori, ho il piacere di segnalarvi la presentazione romana di "Prestami una vita", il romanzo di Gianni Zanata.

"PRESTAMI UNA VITA" - ROMA 7 dic 08 - "Più Libri Più Liberi"

Presentazione "Prestami una vita" (Edizionirebus) di Gianni Zanata

"Più Libri Più Liberi"

Roma, Palazzo dei Congressi, Viale della Pittura, 12

domenica 7 dicembre '08

ore 10.00

Sala Corallo

a cura di Edizionirebus

Intervengono: Alessandro Albertini (attore), Bruno Catarsi, Luca Venturi Grandi (moderatore) e Gianni Zanata (l'autore).


info:



In bocca al lupo, Gianni!

12 commenti:

  1. Grazie, grazie, grazie a te Annarita, curiosa sono andata a fare un giro dai tuoi commentatori......ho trovato delle persone meravigliose. Pier Luigi è "senza parole..cioè indescrivibile ".
    Abuso della tua ospitalità, per ringraziare Gaetano, se per caso arriva,mi ero un po' risentita del profilo che mi aveva fatto, perchè ha colto un punto delicato, ma mi ha aiutato , infatti ho dato un calcio a " macata" dal mio profilo sul blog, Grazie Gaetano , sei un "mostro" di perspicacia. Un abbraccio cara Annarita.

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  2. Teodorica bella, ho degli amici straordinari, lo so molto bene.

    Ho avuto la fortuna di incontrarli! Pier Luigi e Gaetano sono diventati due punti di riferimento per me: due mostri di conoscenza e di perspicacia, generosi entrambi, buoni come il pane. Voglio loro molto bene.

    E adesso ho incontrato te...e sento che sei speciale:)

    Un abbraccio e a presto!

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  3. Prima di parlare a Teodorica, esprimo anch’io a Gianni Zanata, in bocca al lupo e ringrazio Annarita per gli elogi che mi fa, dipingendomi come un mostro...ma molto buono.

    Ed eccomi a te carissima Teodorica, ci sono, ci sono!, anche se con un po’ di ritardo.
    Potevo non cogliere la gioia per la tua gratificazione e particolarmente per “ammirare” “L’ARTISTA”, ovvero l’iniziata in te che pativa a causa di uno stato “melanconico”. Il tuo DELFINO ha disincagliato il tuo vascello che ora può procedere a gonfie vele (vele “bianche” che prima erano “nere” = opera da bianco e opera al nero, in alchimia).
    Per l’ARTISTA Dino Borroni , la “melanconia” - meglio la melanconia moderna - è “il settimo splendore”. Lui la definisce «l'infero stato d'animo contraddistinto dall'umore nero (melas-cholè, per i Greci), nei caratteristici toni spesso sfumati o accidiosi, talvolta ahimè drammaticamente cupi» - meglio la melanconia moderna - è “il settimo splendore”.
    Il tuo “risentimento” si associa alle “vele nere”, appunto, e questo è comprensibile perché rientra nell’opera al nero o Nigredo. È lo stato melanconico, appunto, che fa vedere tutto nero.
    É interessante l’opinione a riguardo di un artista, Jean Pierre Velly, autore appunto di una sua melancolia (ma non c’è pittore celebre e non che non si sia cimentato su questo tema che è la discesa agli inferi), “Le melancolie”: «Voglio dire che il topo o l’uomo (può sembrare terribile da dire, l’uomo generalmente non ama che gli si dica la verità in faccia) sono assolutamente uguali… Come il pipistrello; sono uguali. Il topo uguale a uno e l’uomo uguale a uno… E la pianta uguale a uno. E tutto…anche la pietra… Il pezzo di ferro pure…è uno. Ovviamente, per il nostro piccolo egoismo personale… non c’è assolutamente più alcun problema, per me, da questo punto di vista!
    E questo si sa, o almeno io lo so.». In Melencolia del Dürer, trovi appunto il pipistrello che regge il filatterio con la scritta Melencolia I, in stretta relazione con l’arcobaleno e la stella dei saggi.
    Dire, dunque topo, pipistrello e quant’altro di sgradevole, eludendo ciò che ci piace, dimostrano l’inevitabile esperienza infera che, “in gran segreto” tocca fare all’iniziato. Di qui una “tempesta” in miniatura da sperimentare col proprio “vascello”. «Il delfino nuota alla superficie dei flutti impetuosi, e questa agitazione dura finché, alla fine, la remora, invisibile ospite delle acque profonde, non ferma, come un’ancora poderosa, la nave che va alla deriva. Allora torna la calma; l’aria si purifica, l’acqua sparisce, i vapori si riassorbono.» [“Le dimore filosofali” di Fulcanelli. Edizione Mediterranee]. Si capisce, a questo punto, perché Dante mette gli accidiosi all’inferno e del loro nesso con lo stato melanconico. Si capisce anche il perché del titolo che Giorgione ha dato al suo quadro La Tempesta, proprio un modo di rappresentare il Nigredo alchemico.
    Ma oggi un modo di essere molto diffuso della melancolia, è la malinconia che è diversa per certi versi. «Nella nostra cultura medica viene indicata come prodromo della depressione, e viene riconosciuta come tale quando si accompagna a sensi di colpa e a umore depresso, sintomi però non scatenati da eventi ben identificabili e per lo più non caratterizzati da ansia. Le persone che ne soffrono manifestano anche insonnia, perdita dell'appetito e incapacità di trarre piacere» (vedi link).
    Ma io propendo nel pensare che la depressione è una “medicina” che, in modo indiretto, giova al genere umano. Vale per capire questo mistero la risposta che Gesù diede a quelli che chiedevano lumi sulla loro presunta “colpa” del cieco nato che egli miracolò.

    Dunque, per concludere, tutto il merito è del tuo DELFINO che è aureo perché rispecchia l’irreprensibilità delle tue doti in relazione all’ARTE, non importa se questa non brilla come tutti vorremo al cospetto della modernità. Ecco la differenza della “melanconia” dalla comune malinconia.
    Chi è il DELFINO in te? Ma tu lo sai. Che lo sappiano tutti dunque.
    «Quando un delfino attraversa il nostro sentiero è sempre un avvenimento “magico” e fortemente simbolico: poco importa che l’incontro avvenga realmente sul mare, sul piano fisico, ovvero che un sogno ci faccia vivere questa esperienza sul piano astrale, o che semplicemente ci si imbatta, in immagini o racconti di delfini.
    In ogni caso avremo incontrato prima di tutto un archetipo, avremo ricevuto un messaggio dell’Anima, una scheggia di quel fantastico mondo dimenticato in cui ancora si parla il linguaggio universale dei simboli.
    Ecco allora il brioso delfino saltare fuori dall’acqua a ricordare come il gioco sia un’attività sacra, non così distante come può apparire dall’arte di divinare il futuro.
    Narrano, infatti, gli antichi miti che Apollo scelse di apparire sotto le sembianze di un delfino per nominare i sacerdoti del tempio oracolare che, non a caso, prese il nome di Delfi...».
    Per l’Alchimia il delfino è la remora: «...chiamata dagli ermetisti in altri modi è la terra dei saggi, una massa che è lo zolfo prezioso, il bambino appena nato, il piccolo re; ed il nostro delfino, pesce simbolico chiamato appunto remora o echineis o pilota, e con altri nomi» [“Le dimore filosofali” di Fulcanelli. Edizione Mediterranee].
    A risentirci, Gaetano.

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  4. Caro Gaetano, certo un "mostro" da monstrum, ovvero ciò che desta meraviglia, stupore.

    E come non restare stupiti e ammirati nei riguardi di ciò che scrivi? I tuoi commenti sono dei piccoli saggi, delle perle di saggezza e di cono-scienza!

    Un abbraccio, caro amico, e grazie di esistere!
    annarita:)

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  5. Imperdonabilmente nella tastiera sono rimasti i ringraziamenti a te sorellina, a Teoderica e a Gaetano.
    Grazie.

    Un cumulativo abbraccio e Vale

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  6. In bocca al lupo!

    Un saluto a te, cara Annarita... e buon weekend.

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  7. Cara Anna, ricambio di cuore. Rilassati ben bene!;)

    A presto.
    annarita:)

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