14/12/09

Che Cos'è L'Intelligenza?

Cari amici, rilancio un post pubblicato nell'agosto 2007, quando questo blog aveva appena un mese di vita. Sicuramente quasi tutti voi non lo avete letto, per cui lo ripropongo oggi.

Riporto l'nizio. Il resto andate a leggerlo sul post originale.

Iniziamo subito con alcune domande:

1. che cos’è l’intelligenza?
2. L’intelligenza è una o ce ne sono diversi tipi?
3. Si può misurare l’intelligenza?
4. L’intelligenza è innata o dipende dall’ambiente?
5. Esiste una relazione tra sesso e intelligenza?

In relazione alla prima domanda, si può affermare che, per quanto l’intelligenza sia stata a lungo studiata da molti autorevoli ricercatori, si è ancora lontani dall'aver raggiunto un consenso unanime su una definizione capace di fissarne le caratteristiche di maggior rilievo. Si può comunque affermare che c’è una sostanziale concordanza nel considerare l'intelligenza, in un'ottica evoluzionistica, come strumento che migliora l'adattamento all'ambiente.
Da ciò deriva che l’intelligenza è in primo luogo la capacità di risolvere nuovi problemi, oppure di risolvere vecchi problemi in maniera innovativa. L'intelligenza è anche implicata nello stabilire sia nuove relazioni tra due o più elementi che nel rilevare contrasti tra essi. [Continua a leggere il post]

27 commenti:

  1. Bello, hai fatto bene ha riproporre questo post che non avevo mai letto.
    L'ho trovato molto interessante, l'ho letto molto velocemente e avrebbe bisogno di una rilettura più accurata.
    Domani lo farò sicuramente con più calma.
    Ciao annarita, a presto roberta.

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  2. Pe' la madosca, Anna, i prossimi articoli li faccio scrivere a te e poi li pubblico a nome mio, ti faccio fare la ghostawritera, ahahahahah. Veramente brava, te lo dico proprio chiaramente, sappiamo quanto sia difficile riassumere un concetto come quello di intelligenza mantenendo un'indipendenza terminologica , sintattica e concettuale rispetto agli originali.
    Detto ciò ti allego un mio pensierino sulla nozione:
    laddove un organismo è in grado di riconoscere come invariante dal punto di vista associativo-motorio un qualsiasi percetto, significa che può integrare quelle notizie a quelle riferite all'attualità, a ciò che sta succedendo nel momento che osserva, e sfruttarle per prevedere il futuro (prossimo) più velocemente; questa è intelligenza.
    E anche:
    se una variazione sensoria non è accompagnata da variazioni associativo-motorie non costituisce una percezione diversa (i diversi punti di vista, la differente illuminazione, non modificano l'oggetto osservato. Riusciamo a riconoscere casa nostra anche di notte, o sorvolandola da un elicottero o dalla casa di fronte, o in fotografia e così via);

    se una invarianza sensoria è accompagnata da una varianza associativo-motoria ciò depone per una percezione diversa (dopo un tradimento, il/la partner è visto sotto una luce diversa, scoprire delle prove fa vedere in modo diverso una teoria, casa nostra sarà differente dopo avervi subito un trauma, se scopriamo che un nostro odioso parente ci ha fatti eredi universali cambierà il nostro modo di ripensarlo, e così via).
    Ora devo sviluppare le relazioni coinvolte nella gestione variante e invariante di percetti conosciuti e sconosciuti, perchè l'intelligenza è sia scoprire cose nuove di conocenze vecchie che scoperte vecchie (analogie) di conoscenze nuove.
    E ora mi te saludi, acsè
    :)

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  3. Ho trovato questo post estremamente interessante, e sono molto d'accordo con quello che viene scritto... Anche se penso che l'intelligenza deriva da un intreccio di tante e tali cose che definirla è pressochè impossibile...

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  4. Pe' la madosca, Anna,scusa ma ho rabato a Paolo perchè è quello che ho pensato pure io.....a proposito che dialetto è?
    Mi sono divertita assai,un bellissimo pezzo interessante ed ammaliante...mi ha colpito "al contrario di quanto credono molti innatisti, possa essere migliorato non soltanto nell'età dello sviluppo, ma anche durante l'intero arco della vita di un individuo".
    Io ciò lo credo fermamente, l' importante è mantenere la stessa voglia di attenzione e di curiosità alla vita, perchè si impara sempre qualcosa di nuovo da tutti e in tutti i giorni ed è felicità quando scopri qualcosa di cui il "tuo pensiero prima non c' era arrivato"
    L' intelligenza maschile o femminile io credo che sia diversa, ho detto diversa e non inferiore o superiore e la bellezza di ciò è che unendosi si può dare dippiù.
    Grande, grande, grande.....così grande ci sei solo tuuuuu.
    E non dirmi che esagero, perchè Annalisa ho voglia di farti qualche complimento, te lo meriti.
    Un besissimo.
    PS Quanto ha ragione Paolo, sìììì, sì io mi trovo a cambiare opinione molto spesso,e poi a ritornare sui miei passi, dipende da ciò che accade.

    RispondiElimina
  5. Bella domanda, è più facile dire cosa non è l'intelligenza.
    Comunque citando un prof di chimica di mia conoscenza, ogni tanto ai mie alunni dico: "Oggi facciamo qualcosa di nuovo: ragioniamo!"
    CIAO!

    RispondiElimina
  6. Bene, Rob! Mi fa piacere che il pezzo sia stato di tuo gradimento.

    Salutoni.

    RispondiElimina
  7. Dai, Pa. Non scherzare circa la ghostawritera!

    Mi convincono sia il tuo pensierino sulla nozione che il discorso sui concetti di variazione sensoria/invarianza sensoria accompagnati/non accompagnati da variazioni associativo-motorie.

    Aspetto lo sviluppo delle relazioni coinvolte nella gestione variante e invariante di percetti conosciuti e sconosciuti...

    A presto
    annarita;)

    RispondiElimina
  8. Anche se penso che l'intelligenza deriva da un intreccio di tante e tali cose che definirla è pressochè impossibile...

    Non hai tutti i torti, Veggie! Esistono diverse teorie sull'intelligenza, ma ancora non si è arrivati ad un accordo proprio perché gli elementi da considerare sono molteplici.

    Bacione.
    annarita

    RispondiElimina
  9. Paola, anch'io sono convinta che l'intelligenza sia modificabile e plastica in un certo senso.

    Più che una diversità tra intelligenza maschile e femminile, penserei ad un diverso modo di percepire la realtà, introiettarla, ed elaborarla. Che centri la diversa estensione del corpo calloso più grande nelle donne? Forse Paolo potrebbe fornire una risposta in tal senso.

    Grazie dei complimenti...

    Bacio

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  10. Cara Annarita, in tema dell'arte del creare e della sua origine, hai posto con orgoglio sul trono la matematica nel blog di Teoderica , la disciplina più creativa di tutte. E sono concorde su questo. Dunque in tema di intelligenza, per conseguenza, non resta che mettere sul piedistallo la tipologia delle capacità logico-matematiche che tu elenchi, dopo una eloquente dissertazione sull'intelligenza, prima delle capacità verbali e l'intelligenza spaziale .

    Sull'intelligenza matematica, tempo addietro, hai pubblicato diverse cose che ho tratto da un luminare della scienza, Brian Butterworth e te ne sono grato.
    Colgo ora l'occasione per dare man forte all'intelligenza matematica, che tu onori quanto mai, quale meravigliosa docente e in tanti altri modi con la didattica sul web e attraverso la carta stampata.
    Cito la presentazione del libro suddetto di Brian Butterworth, Intelligenza Matematica che è esaustiva sul tema in questione.

    "Numeri per contare cose visibili e invisibili, numeri per indicare frazioni di un intero, numeri per ordinare le cose in sequenza (come quelli delle date), numeri che sono semplici segni (come i numeri del telefono)... Ne usiamo migliaia ogni giorno, e la nostra vita sarebbe inconcepibile senza di essi. [...] Eppure, la capacità di contare è universale: la possiedono anche i popoli il cui vocabolario matematico si riduce a «uno», «due» e «molti». Da dove viene allora questa capacità? È qualcosa che si apprende o è innata come il linguaggio e la facoltà di vedere i colori? E come esistono individui daltonici, ci sono persone incapaci di «vedere i numeri», cioè di percepire le differenze di quantità? Il saggio brillante e innovativo del neuroscienziato inglese Brian Butterworth illustra le caratteristiche e le potenzialità dell'intelligenza matematica, il bagaglio genetico innato che fa sì che anche bambini di poche settimane sappiano «contare», e i metodi per insegnare della nostra mente...".

    E sull'intelligenza artificiale (IA) sulla quale c'è chi sembra disposto a credere che un giorno supererà addirittura quella umana e chi no.

    L'Intelligenza Artificiale è possibile?
    Una esauriente risposta ci viene da un libro che ho letto con estremo interesse, "Macchine come noi. La scommessa dell'Intelligenza Artificiale", autori Castefranchi e Stock, Editore Laterza. Traggo a pag. 243 questo brano che riporto in parte e il resto nel succesivo commento.

    Nel 1957, [...], Herbert Simon [...] sosteneva che entro dieci anni le macchine avrebbero scritto sinfonie, giocato a scacchi meglio di ogni umano, dimostrato teoremi. Dall'altra sponda il filosofo Hubert Dreyfus avrebbe affermato qualche anno dopo che l'idea dell'IA era ridicola, pseudoscientifica, e che nessun computer avrebbe mai giocato davvero bene a scacchi. Entrambi avevano torto. Nel 1970 Marvin Minsky al Mit diceva: «In un tempo compreso fra tre e otto anni avremo una macchina dotata dell'intelligenza di un essere umano medio. Intendo dire una macchina che sarà capace di leggere Shakespeare, lucidare un'automobile, raccontare una barzelletta, litigare. Giunta a questo punto, la macchina comincerà a educare se stessa a velocità fantastica. Nel giro di pochi mesi raggiungerà il livello di un genio, e pochi mesi dopo le sue facoltà saranno incalcolabili». Dreyfus ribatteva che ciò non sarebbe successo né entro otto anni né entro otto secoli: l'obiettivo dell'IA era irraggiungibile. I computer non avrebbero mai potuto arrivare a comportarsi o pensare come noi, e i progressi nella computer science non avrebbero aiutato in nulla nella comprensione della nostra mente. I sostenitori dell'Intelligenza Artificiale, secondo Dreyfus, si comportavano come bambini che, arrampicatisi su un arbusto, affermassero di aver compiuto grandi progressi in direzione della luna. E aggiungeva: «Invece che arrampicarsi ciecamente, e meglio guardare dove si sta andando». L'IA, secondo Dreyfus, non stava andando da nessuna parte.
    Segue...

    Gaetano

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  11. Uè, Maria Stella. Ogni tanto ci sentiamo, eh!

    Però fortina la tua battuta agli alunni!

    Ciao e grazie del passaggio.
    annarita

    RispondiElimina
  12. Seguito:

    Ancora una volta, entrambi avevano torto: da un lato, pionieri e fautori delle macchine intelligenti spesso sono stati inclini a propagandare i progressi della disciplina con spavalderia, a interpretarli con ottimismo irragionevole, a sottovalutare le difficoltà.
    Sull'altro fronte, gli avversari dell'IA hanno negato o sminuito ogni progresso, spostando di volta in volta gli obiettivi che la disciplina deve avere: non appena le macchine riuscivano in un nuovo compito (fare calcoli, dimostrare teoremi, giocare a dama o scacchi, ecc.), questo veniva eliminato dalla lista di quelli considerati esclusivi di esseri pensanti o intelligenti, e restavano solo quelli che apparivano ancora inaccessibili (essere creativi, coscienti, avere emozioni e sentimenti, ecc,).
    Oggi, la mela dell'IA è ancora avvelenata [1]. Da un lato, Marvin Minsky, John McCarthy e Douglas Lenat si dicono convinti, come trent'anni fa, che l'avvento di macchine pensanti e coscienti sia inevitabile e imminente. Se non è ancora successo, dice Minsky, è solo a causa del fatto che nessuno si sta impegnando in quella direzione: i ricercatori perdono energia e denaro all'inseguimento delle applicazioni pratiche (robotica, sistemi di navigazione automatica, riconoscimento vocale, visione artificiale) mirate a ottenere fondi anziché puntare all'obiettivo vero, quello di una mente artificiale completa, capace di imparare e sentire. Gli fanno eco i visionari della robotica, come Hans Moravec e Hugo de Garis, che, dati alla mano sullo sviluppo della potenza di calcolo dei computer, prevedono entro il 2030, al massimo il 2050, la nascita di superintelligenze artificiali, destinate a surclassare gli umani in ogni compito e infine, probabilmente, ad estinguerli. A Sul fronte opposto, il filosofo john Searle dice che la proposta dell'IA forte, cioè che si possa arrivare all'intelligenza tramite un algoritmo, è incoerente. Dreyfus sostiene che l'IA è una truffa mangia soldi che non andrebbe finanziata. Secondo il matematico Roger Penrose costruire un computer intelligente è impossibile matematicamente e fisicamente. E per Joseph Weizenbaurn, papà di Eliza [2], l'idea di creare macchine pensanti è semplicemente immorale e antiumana. A Così, negli stessi anni in cui gli scienziati della mente artificiale creano macchine sempre più complesse, capiscono meglio i problemi alla base del funzionamento dell'intelligenza, della coscienza, della visione, della risoluzione dei problemi, anche avversari dell'IA affinano le anni. Neurologi e biologi, psicologi e filosofi, matematici, fisici e teologi hanno costruito 'prove' dell'impossibilità di giungere a un essere sintetico intelligente, almeno coi metodi e i mezzi dell'IA...

    [1] Fa riferimento alla morte di Alan Touring, pioniere della IA in seguito ad un fatto scandaloso. Touring era omosessuale e nel 1952, avvenne che egli ebbe rapporti intimi con un giovane, e così incorse in un reato piuttosto serio. Fu processato e messo in prigione per un anno e poi fu sottoposto a terapia per "curare l'omosessualità", ossia per renderlo impotente e privo di desiderio sessuale. Sopravvenne la crisi e così preso dallo sconforto per la tortura ormonale, il 7 giugno 1954 Alan Touring immerse una mela nel cianuro e la morsicò. Lo scienziato che aveva lanciato al mondo il pomo della discordia («può una macchina pensare?») moriva, come aveva immaginato quindici anni prima, per una mela avvelenata.

    [2] Eliza, forse è il più famoso programma di conversazione. Fu scritto fra il 1064 e il 1966 da Joseph Weizenbaum, allora giovane ricercatore al Mit. Eliza, il cui nome era preso a prestito dalla celebre Miss Eliza Dooolittle del film "My fai lady" (che cercava di impoarare un inglese corrette), poteva impersonare vari ruoli a seconda dello script, cioè dell'archivio che veniva associato.

    Gaetano

    RispondiElimina
  13. Incollo qui il commento lasciato da Rosalba nel post del 2007.

    Cara Annarita il tuo post è talmente interessante da sollecitare in me una serie di riflessioni per le quali lo spazio di un commento sarebbe poco.
    Posso dire che il tuo articolo pone a mio avviso questioni sostanziali circa i metodi usati per insegnare, circa la conoscenza da parte di molti docenti dei diversi tipi di intelligenza (Gardner)

    Penso anche che l'intelligenza è una facoltà adattiva, legata non solo all'individuo ma all'epoca e alla cultura nel quale egli vive. L'avvento del web nei termini che conosciamo oggi ne è piena dimostrazione. Esso sfugge ormai a qualsiasi definizione.
    Apre a molte ipotesi affascinanti che sarebe interessante approfondire.

    Grazie per le sollecitazioni

    Un abbraccio

    RispondiElimina
  14. Posto anche quello di Angelo azzurro.

    Analisi interessante.

    RispondiElimina
  15. Si dice che Godel fosse convinto che qualcuno aveva intenzione di avvelenarlo attraverso il cibo. Non credo che logicizzare in toto i nostri comportamenti sia il massimo della adattabilità per un organismo vivente.
    Forse per un organismo non vivente...
    Mentre i potenziali d'azione seguono il gradiente chimico, usando la logica, i pensieri e gli atti che ne scaturiscono non lo fanno. Anche il mio computer, un mostro di logica, se invece di
    http://websomethingelse.blogspot.com/ scrivo http://websomethingelse.blogspot.c mi dice indirizzo non trovato. Se lo faccio vedere a mia nipote di dodicianni capisce subito l'errore.
    C'è qualcosa nel vivente intelligente che non è solo logica. Molto validi i contributi di Gaetano, tutti autori da me ammirati.

    RispondiElimina
  16. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  17. 1. che cos’è l’intelligenza?
    2. L’intelligenza è una o ce ne sono diversi tipi?
    3. Si può misurare l’intelligenza?
    4. L’intelligenza è innata o dipende dall’ambiente?
    5. Esiste una relazione tra sesso e intelligenza?

    Cara Annarita cercherò di rispondere alle tue cinque domande.



    1. L'intelligenza è una una grande dote.

    2.Ci sono diversi tipi di intelligenza e guai se non fosse cosi...
    il mondo parlerebbe una sola lingua e non sarebbe cosi armonioso

    3. L'intelligenza, certo che si misura, con fatti e scoperte che varie intelligenze fanno.
    e ognuna aiuta l'altra.

    4.L'intelligenza secondo me è innata, ci sono persone super dotate
    che nascono in ambienti più disparati.

    5.L'intelligenza non ha sesso, la donna lo ha dimostrato ampiamente,
    negli ultimi decenni, anzi, l'intelligenza femminile e anche più completa
    Per sua natura la donna è anche più sensibile, più amabile,portata verso l'amore
    e queste, sono tutte diverse forme di intelligenze.

    Un abbraccio
    Scusa il commento cancellato era mio

    RispondiElimina
  18. Copio/incollo la risposta a Rosalba, data nel post originale. Poi speriamo di riuscire a rispondere in serata atutti voi, ma sono alle prese con la correzione dei compiti!!!

    Cara Rosalba, sono perfettamente d'accordo con le tue considerazioni.

    Pensare all'intelligenza come a qualcosa di non monolitico e modificabile pone il docente nelle condizioni di pensare a diversi approcci nella didattica e ad assumere il punto di vista dell'apprendente.

    Incollo il tuo commento nel post di ieri in modo che tutti possano leggerlo.

    Un abbraccio
    annarita

    RispondiElimina
  19. Caro Gaetano, i tuoi interventi sono sempre ricchi e centrati. Ti ringrazio di aver sostenuto la causa dell'intelligenza matematica. Ti dirò adesso che, sul blog di Teo, ho messo in trono la matematica per renderle giustizia contro i luoghi comuni che la dipingono esclusivamente come fredda logica e razionalità perché sappiamo benissimo noi due che è moooolto di più!

    Perciò non mi dilungo su questo.

    Per quanto mi riguarda, però, la matematica non è stata la mia prima espressione. Ciò in cui mi distinguevo sin da infante è stata la parola scritta in età scolare e prima ancora a tre anni il disegno. Disegnavo, mi racconta mia madre, volti di persone, riproducendo anche a memoria volti che evidentemente mi colpivano in qualche modo. E ho avuto sin da piccola anche una spiccata manualità, se a cinque anni ho imparato da sola l'arte del tombolo e capito l'intreccio della trina, osservando una signora vicina di casa che lavorava da artigiana. Disegnavo da me i modelli su cui lavorare, raccoglievo gli spilli che venivano giù dal tombolo di quella signora, costruii da sola i fusetti con i tralci delle viti, arrotolai il cotone e creai la trina...lasciando di stucco la suddetta signora che non riusciva a capacitarsi di quel che vedeva.

    Tutto questo non suoni come presuntuoso elogio di me stessa. Vuole solo significare che la mente umana possiede delle caratterisctiche sconosciute e straordinarie: ognuno di noi può possedere potenziali biologici preferenziali oppure diffusi in diverse aree. Non c'è una supremazia di questa o quella intelligenza. Io penso, anche in base alla mia esperienza di insegnante, che le diverse intelligenze sono in parte nel patrimonio genetico di ciascuno di noi, nel senso di potenziali biologici o attitudini, ma che si sviluppino, in seguito, plasticamente nel corso della vita e in base alle esperienze che ci troviamo a vivere.

    In questo senso, l'ambiente gioca un ruolo importante, e per ambiente intendo l'insieme delle possibilità e dei mezzi strumentali che ci vengono messi a disposizione.

    Per dire, che potrei possedere un'attitudine musicale, ma se non studierò le note e il pentagramma non arriverò mai a comporre la musica e a diventare un musicista.

    E poi, mi fermo qui. Non lo so se sono riuscita a rendere chiaro il mio pensiero.

    RispondiElimina
  20. Rosaria, domani risponderò al tuo commento. Adesso vado a rispondere ai commenti lasciati sugli altri due blog.

    Un abbraccione.
    annarita

    RispondiElimina
  21. PARTE PRIMA

    Ho letto tutto con calma e molto appassionatamente perché è un tema che mi sta particolarmente a cuore.

    1) Concordo con l'ultima definizione di Robert Sternberg, ritengo che l'intelligenza sia costruita su "abilità cognitive" che potrebbero coincidere con le "doti" che ogni individuo possiede per cavarsela nella vita. Doti mentali, ovviamente, non materiali.

    E' importante focalizzare questo concetto, specialmente lavorando con i ragazzi. La prospettiva cambia radicalmente se si pensa di avere di fronte un individuo intelligente piuttosto che non il contrario.

    Se immaginiamo l'intelligenza come l'espressione delle doti individuali si deve anche ammettere che in non tutti i contesti scolastici queste doti si possono esprimere.

    Supponiamo ad esempio di avere un ragazzino che ci appare un vero "tonto" e supponiamo per assurdo di averlo catalogato come tale.

    Immaginiamo poi di uscire una sera per andare a teatro e di trovarci tra gli attori il nostro presunto "tonto".

    Che effetto ci farebbe? Saremmo costretti a chiederci come è potuto sfuggirci un simile talento.

    Quante doti umane possono essere espresse in ambito scolastico?

    Quante possono essere riconosciute?

    Proprio la scorsa settimana ho quasi litigato con una collega (che vanta 20 anni di servizio) perché mi ha etichettato un fanciullo come "limitato" liquidando così le difficoltà scolastiche.

    Dopo aver lavorato 3 anni in genetica medica, con bimbi malformati, ho le idee molto chiare sui limiti del cervello umano.

    Sono come dire certa, che nessun insegnante può stabilire se un fanciullo è intelligente o meno (me compresa ovviamente) e del resto per avere simili certificazioni ci va un equipe medica.

    Eppure immancabilmente in consiglio parlano di "limiti". Io credo che l'unico limite dei nostri ragazzi sia quello che mettiamo noi. Gli insegnanti dovrebbero principalmente riconoscere un "disagio" nell'apprendere i "contenuti scolastici" ed attivarsi per superare questo disagio.

    Ecco perchè i tuoi blog, Annarita, sono particolarmente preziosi. Sono ricchi di spunti che se sfruttati permettono ai ragazzi di esprimere le loro doti.

    Continua...

    RispondiElimina
  22. PARTE SECONDA

    2) ritengo che l'intelligenza faccia parte delle caratteristiche individuali che dipendono da "fattori genetici-ambientali". Questa mi rendo conto che è una posizione scomoda da sostenere e ci tengo a dare ovviamente la mia spiegazione.

    In molte malattie genetiche rare è fortemente compromessa l'abilità cognitiva. Quindi qualcosa di fisico c'è.

    Ed ancora a parità di danno genetico si ha una variabilità nel fenotipo che dipende sicuramente da fattori ambientali, oltreché genetici.

    3) Anche se l'intelligenza dipende in parte da fattori genetici può migliorare. Provate a pensare a un bambino Down e alle aspettative di vita che aveva all'inizio del secolo. Oggi i Down lavorano. Parlano, contano, scrivono, leggono, vanno in bicicletta. Questo è dovuto al fatto che la capacità di apprendere per fortuna c'è, quindi se si lavora sodo si ottiene molto.

    4)L'influenza dell'ambiente è fondamentale. Un ambiente che non permette di esprimere le proprie doti è censurante e demotivante e spingerà l'individuo a non esercitare il talento.

    5) ed ancora mi permetto di aggiungere che una componente spesso sottovalutata è la "fantasia".

    La fantasia è fondamentale nei processi di apprendimento perché permette di immaginare le soluzioni. La fantasia è la dote essenziale che ci permette di collegare ciò che sappiamo con ciò che possiamo solo immaginare.

    Senza fantasia non si fanno ipotesi, senza logica non si fanno ipotesi ragionevoli.

    Eppure in ambiente scolastico viene spesso censurata la fantasia e privilegiata la logica.

    La frase tipica è "ha tanta fantasia e non sta con i piedi per terra".

    Provate a pensare ai disegni che si facevano da bambini. La maggior parte di noi ora sarebbe spaventato dal prendere una matita in mano.

    Quindi secondo me gli insegnanti dovrebbero privilegiare la fantasia che rimane fondamentale nei processi di apprendimento.

    6)varie ed eventuali: sono finita un po' (lievemente) off topic, quindi accetterò il blocco della moderazione nel caso si decidesse di fermare la risposta.

    Diciamo che ho tentato di collegare la tua bella ricerca al nostro ambiente scolastico, perché non fosse una riflessione fine a se stessa (probabilmente per tutti non lo è) e ci tenevo a farti conoscere la mia elaborazione del contenuto.


    Elena di scuola&scuola

    RispondiElimina
  23. Rosy, per quanto riguarda la tua risposta al punto 3, direi che i fatti non misurano l'intelligenza, che in ogni caso non è misurabile perché non esiste una unità di misura in grado di farlo, quanto piuttosto ceh evidenziano se c'è intelligenza.

    Per la risposta a l punto 4, è vero che l'intelligenza ha una base biologica e genetica, ma i fatti e i comportamneti dimostrano che essa è modificabile plasticamente e che può svilupparsi sotto condizioni favorevoli.

    Ti ringrazio per l'interessante risposta.

    Un abbraccione.
    annarita

    RispondiElimina
  24. 6)varie ed eventuali: sono finita un po' (lievemente) off topic, quindi accetterò il blocco della moderazione nel caso si decidesse di fermare la risposta.

    Diciamo che ho tentato di collegare la tua bella ricerca al nostro ambiente scolastico, perché non fosse una riflessione fine a se stessa (probabilmente per tutti non lo è) e ci tenevo a farti conoscere la mia elaborazione del contenuto.


    Ciao Elena, non sei andata off topic per nulla. Anzi ti ringrazio dell'articolata risposta i cui punti condivido, e di averla collegata all'ambito scolastico.

    La riflessione non era comunque fine a se stessa perché i vari interventi hanno dimostrato che non lo è.

    Grazie ancora.
    annarita

    RispondiElimina
  25. Secondo me, le abilità/facoltà che rientrano nell'ambito specifico dell'intelligenza sono:

    1. Rapidità in ogni attività mentale senza perdite di qualsiasi genere in efficienza o in efficacia dei risultati
    2. Versatilità
    3. Capacità di attenzione
    4. Capacità di “tenere a mente” le cose (grande memoria di breve termine, buon utilizzo di essa)
    5. Capacità di ritenzione delle informazioni
    6. Capacità di ricavare la più grande quantità possibile di informazioni corrette da ogni singolo stimolo o insieme di stimoli provenienti dal mondo esterno e/o dalla propria mente, emotività ecc.
    7. Capacità di individuare i/dei collegamenti e le/delle differenze tra le cose aldilà della loro dimensione ontologica e temporale, e di rilevare i contrasti
    8. Capacità di richiamo corretto delle informazioni desiderate, e richiamo continuo e corretto delle informazioni correlate alle cose, corredato da un continuo raffronto con le informazioni ottenute recentemente
    9. Capacità di utilizzare le proprie informazioni in maniera tale da ricavarne sempre le strategie migliori per il soddisfacimento degli scopi
    10. Capacità di inventare correttamente strategie nuove al fine di ottenere le risoluzioni dei problemi o al fine di migliorare il soddisfacimento degli scopi
    11. Capacità di creare nuove idee che siano all’effettivo produttive/costruttive/migliorative
    12. Capacità di improvvisazione
    13. Capacità di ragionare correttamente

    Un individuo è più intelligente di un altro se dimostra una maggiore propensione in una o più (meglio se in tutte) di queste abilità. “Versatilità” è un’abilità chiave: ci dice che un individuo è tanto più intelligente quanti più sono gli ambiti in cui riesce ad avere grandi risultati con le altre abilità. Con la parola “migliore” si vuole intendere anche “secondo l’opinione del soggetto che sta esercitando le abilità”, le parole “costruttivo” e “produttivo” si riferiscono ad un punto di vista oggettivo mentre la parola “corretto” si riferisce ad un punto di vista oggettivo e verificabile intersoggettivamente.

    Come esempio di "capacità di attenzione" quale io volevo intenderla, vale non solo una cosa banale come il rendersi conto di tutto ciò che si trova nel proprio campo visivo cogliendone i dettagli, ma anche, per esempio, l'avere uno sguardo d'insieme di una data situazione e rendersi conto, magari, che essa si è già presentata o quasi, o il cogliere la stranezza nascosta di una parola o di una frase in un dato contesto e/o in un dato testo.

    RispondiElimina
  26. Sono lo stesso di prima, vorrei solo modificare il punto 7 da "Capacità di individuare i/dei collegamenti e le/delle differenze tra le cose aldilà della loro dimensione ontologica e temporale, e di rilevare i contrasti" a semplicemente "Capacità di individuare collegamenti e differenze tra le cose aldilà della loro dimensione ontologica e temporale, e di rilevare i contrasti", perché rende meglio l'idea di ciò che volevo intendere.

    RispondiElimina
  27. @Anonimo: grazie dell'articolato commento...ma almeno un nomignolo sarebbe gradito.

    RispondiElimina

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