23/11/08

Mario Agati, Il Cadetto Suicidato

Cari lettori,
vi segnalo "Il cadetto suicidato", romanzo dell'amico Mario Agati . Non l'ho ancora letto, ma sono sicura che si tratta di un romanzo avvincente e coinvolgente, conoscendo quel che Mario sa esprimere con la scrittura. Intanto l'ho già richiesto alla casa editrice e quindi colmerò presto la lacuna.

Segue una recensione del libro.

Intrighi e passioni in una Modena fine anni Settanta, sospesa fra il reale e l’immaginario, fra cioè che è ancora e ciò che non è mai stato.
L’accademia militare è segnata da un delitto, le indagini si snodano frenetiche portando alla luce fermenti ideologici, bassezze, meschinità personali e ambientali; ma anche amore, pietà e coraggio.
Mario Agati avvince con una prosa ricca e fluida che interseca tempi diversi; i suoi personaggi dinamici si muovono con naturalezza in uno scenario che vibra dal giallo al noir.
(Guglielmo Leoni)

Ecco a voi la scheda di presentazione.

INCIPIT : Riccardo Ricci era un giovane timido e sensibile.Il padre, un misero impiegatuccio di provincia, era morto di stenti in un campo di prigionia. La madre, inetta e malaticcia, consumava i suoi ultimi giorni fra lacrime e pavimenti da lavare.Riccardo odiava i suoi genitori. Lui non sarebbe stato come loro.

QUARTA DI COPERTINA : "L'Accademia militare di Modena è un'istituzione ottocentesca, ed ottocentesca è l' atmosfera che vi si respira ancora oggi. Ogni anno un centinaio di giovani sono iniziati ad una vita collegiale fatta di sacrifici, di spartana disciplina, di esigue quanto rare libere uscite, di sterili studi. Le attività addestrative sono varie, le materie molte; ma le preoccupazioni più grosse, spesso addirittura drammatiche, rimangono il grado di lucentezza delle calzature, il perfetto assetto degli innumerevoli bottoni, la giusta tonalità del battito dei tacchi, la perfezione millimetrice del livello di inclinazione del braccio nel saluto militare, la corretta posizione a tavola, l' assoluta reverenza nei confronti dei superiori, lo sguardo di altezzosa sufficienza con cui si devono guardare i futuri inferiori. Un modo sicuramente originale per passare gli anni migliori della giovinezza.

In bocca al lupo, Mario! E che crepi alla grande!!!

___________________

Integro il post con il commento di Gaetano che svolge una straordinaria analisi alchemica del romanzo di Mario Agati, suggerendoci intriganti aspetti dell'autore. L'analisi è ancor più straordinaria perché basata sulla breve recensione, sulla scheda di presentazione del romanzo e su un'immagine di Mario.
Leggete un po' e verificate personalmente.

Scrive Gaetano:

«CERCA TROVA»
«Sono Consapevole che i commenti devono essere brevi, ma si capirà che la “brevità” convenzionale non sempre, come nel caso di questo post, è soddisfacente. In positivo, essa ha una “dimensione” relativa . Convengo che la scrittura dei commenti è penalizzante per le lungaggini, ma chi è interessato ai miei interventi perché mi stima abbastanza, si disporrà di buon grado a leggere questo scritto sul libro che Annarita ha raccomandato di leggere. Comincio dalle premesse:
1.Annarita stima molto l’amico Mario Agati e raccomanda di leggere il libro di questi appena scritto, “Il cadetto suicidato”, pur non avendolo ancora letto.
2. Neanche io l’ho letto e nemmeno conosco l’autore, sono amico di Annarita, ma non mi va di dire, “Annarita mi fido di te, grazie del suggerimento”, o qualcosa di simile e sbrigativo e così soddisfare la regola della suddetta “brevità” convenzionale.
3. Dunque non mi resta che commentare la recensione e quant’altro del libro in presentazione, nonché impressioni sull’autore e poi mettere tutto in pentola. Come si vede già questi necessari preamboli hanno colmato la “brevità” del commento (ma è anche un’ottima occasione di didattica del buon bloggare, perché è questa ragione che mi spinge a fare questo corposo scritto). Perciò andiamo avanti, incominciando da questa prima serie di analisi e deduzioni che riguardano Mario Agati, l’autore del libro in questione:

1.Chi è, secondo me, Mario Agati?

2.Mi basta la sua foto per rispondere.
Questa mi appare come in una sfera di cristallo magica (vedi link). E vale la relativa didascalia «...opra in disparte, sorride, e meglio aspetta. e vive. un giorno è nato. un giorno morirà».(guido gozzano)
3. Agati si “compiace” apparire fra lapidi di defunti ed una sorta di “pietra cubica” in prospettiva (in realtà non è un cubo, poiché la relativa profondità mi sembra inferiore al lato frontale: forse è una “fetta” di un cubo da replicare). Questa pietra sormonta una croce.
4. Mario Agati, con la sua simpatica barbetta, occhiali e pullover blu, vorrebbe dare a intendere di essere un “alchimista” che “opra in disparte, sorride, e...”, appunto.
5. Semiserio, forse un po’ sornione, con la sua biografia, consueta di molti blogger, sembra veramente avviarsi all’alchimia: di qui l’arcano 0 - Il Matto, che è anche l’ultimo, il ventiduesimo. Il suo ruolo non conta nulla se lo si considera superficialmente. (p.e. in relazione al nostro libro in esame ed allora anche di questo non si ha idea esatta).
6.Ecco l’esame di questa carta (vedi link):- Il Matto è l'essere irresponsabile, incosciente e passivo, che sembra trascinarsi attraverso l'esistenza assecondando impulsi razionali. L'abito variopinto, dove compaiono, oltre al verde, i tre colori fondamentali, rosso, blu e giallo, corredato dal berretto a sonagli, tipico copricapo dei buffoni di corte, vuole indicare le molteplici e incoerenti influenze che lo sospingono qua e là, con il fagottello penzoloni sulle spalle, pieno dei suoi inconsistenti tesori.
- Il Matto ci fa comprendere quanto buon senso sia necessario per non uscire dal campo della ragione, da cui troppo facilmente si sconfina ogni volta che si tenta di abbordare ciò che è troppo grande: l'infinito. Un animale selvatico, emblema della lucidità e del rimorso, lo addenta, spingendolo, anziché trattenerlo, verso l'ineluttabile. Ma in questa noncuranza del pericolo, del dolore, in questa ricerca dell'infinito, è racchiusa la grande lezione del Matto, che ha rinunciato alla materia e all'ambizione in vista di un'evoluzione esclusivamente interiore.
- Si tratta infatti dello stesso uomo che ha aperto il ciclo degli arcani maggiori, il Bagatto, che attraverso i successivi passaggi lungo la via iniziatica, ha conseguito la vera saggezza. Quella del filosofo, del diverso che ha finalmente trovato il coraggio di andare controcorrente, muovendosi all'interno di se stesso, lungo le strade del cuore.
7. Ma chi è il Bagatto? Il Bagatto (vedi link), figura tradizionale sui mercati e sulle piazze medievali, non rappresenta, in realtà il giocoliere, come del resto il Matto non è il giullare, ma il giovane iniziato alla magia. Impugna con la mano sinistra la bacchetta del comando, significatrice del fuoco primordiale, innesco di qualsiasi azione, mentre con la destra addita gli strumenti del mestiere: il bicchiere, ovvero la coppa, simbolo dell'elemento Acqua e della sapienza; il coltello, cioè la spada, emblema dell'Aria e del coraggio; i dadi che ricordano per la forma cubica la stabilità della terra e il potere coercitivo della volontà. La suddetta foto della sfera magica e la descrizione biografica giullaresca di Mario Agati sembrano ricalcare le due menzionate carte dei tarocchi, salvo a far sorgere dei dubbi sulla reale consistenza della pietra cubica, giusto in relazione dei dadi del Bagatto. Il cubo è tale o solo un’illusione di Agati, come mi è sembrato dalla foto? Andando avanti in modo “iniziatico”, al nome Agati manca una “B”, una “t” ed un inversione della “i” finale con una “o”, per diventare veramente Bagatto («Cerca trova»?!). Un “io” che deve “morire” e “rinascere”, ovvero azzerarsi: la “o” appunto. Questa è la meccanica dell’alchimia per chi la vuole praticare.
Passiamo ora alla seconda serie di analisi e deduzioni arrivando al nocciolo del tema “Il cadetto suicida”:
1.Riccardo Ricci era un giovane timido e sensibile. Il padre, un misero impiegatuccio di provincia, era morto di stenti in un campo di prigionia. La madre, inetta e malaticcia, consumava i suoi ultimi giorni fra lacrime e pavimenti da lavare. Riccardo odiava i suoi genitori. Lui non sarebbe stato come loro.
2.Ecco, non vi pare il Matto in procinto di prendere una certa strada... “iniziatica”? Quell’odio ricalca paradossalmente l’analogo che incitava a porre in pratica Gesù col seguire lui e odiare appunto padre, madre, fratelli e amici. Anzi di più. A chi chiedeva il giusto tempo per dedicarlo al padre che stava per morire, disse quasi con rimprovero: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti» (Matteo 8, 22). Ma è solo la premessa, perché arrivano le dure prove della disciplina “militare” che corrisponde a quella del “cadetto” dell’Accademia di Modena. Difficile da sopportare, ma non senza i lati “originali” che tanto attraggono molti giovani d’oggi.
3. Ma, Agati non si lascia incantare da Marte guerriero e belligerante. Lo dice il Matto della biografia con la rinuncia alle stellette per avviarsi ad un’avviata attività imprenditoriale e poi per fare l’insegnante.
4. Resta ora l’intreccio delle forze oscure che “mordono il calcagno” del nostro Matto (in Agati attraverso il cadetto), come si riscontra nella carta dei Tarocchi relativa. L’accademia militare è segnata da un delitto, le indagini si snodano frenetiche portando alla luce fermenti ideologici, bassezze, meschinità personali e ambientali; ma anche amore, pietà e coraggio.
5. La conclusione del cadetto “suicidato” del titolo ci mostra la crocifissione alchemica che certamente è ancora vissuta dall’Agati, almeno finché egli non perviene al successo del suo libro attraverso la vendita. Lui, questa volta, sperimenta un’altra carta dei tarocchi, l’arcano maggiore dell’Appeso o l’Appiccato.
6. Questa è la figura dell’Appeso (vedi link): Appeso per il piede sinistro a una trave, con il ginocchio destro ripiegato a croce sull'altra gamba, il giovane raffigurato sull'arcano n. 12, in analogia col dodicesimo segno dello zodiaco, i Pesci, che corrispondono, guarda caso, al sacrificio e ai piedi, sperimenta la dolorosa tortura riservata in passato ai debitori, come ebbe a dire il poeta inglese E. Spencer nel suo poema The Fairie Queene: 'Egli per i piedi appeso ad un albero, e così deriso da tutti i passanti, potessero vedere la sua punizione'. In realtà, più che di una punizione, l'Impiccato è il simbolo dell'iniziazione passiva, mistica: il sapere non si ottiene attraverso la ricerca attiva, lo studio, la sperimentazione, come è d'uso qui, in Occidente, ma all'orientale, rimanendo immobili, disponibili alla ricettività e all'ascolto. li corpo dell'Impiccato penzola nel vuoto, fra due colonne (forse di nuovo le colonne d'ingresso del tempio di Salomone, Jakin e Boaz), abbandonato ma ancora vincolato, con le mani dietro la schiena, presumibilmente legate, che gli impediscono di liberarsi e di agire, perché l'anima liberata sfugge ormai la realtà della materia. L'Impiccato ha scoperto che il segreto per penetrare l' essenza delle cose sta nel loro capovolgimento. Dall'inversione di prospettiva, dall'abbandono dei comuni schemi mentali, attraverso l'esperienza della solitudine e del dolore, scaturisce l'idea chiara e illuminante, presupposto per l'accettazione e la trasformazione di sé.Siamo giunti finalmente alla conclusione che concerne il successo o no del libro, ossia il raggiungimento della “pietra cubica”, ovvero la “pietra filosofale”, nota solo all’alchimista in Mario Agati. Noi sapremo solo dell’eventuale successo derivante dalle vendite del suo libro e forse nemmeno Agati lo saprà. Può essere che l’Iniziato in lui non ritiene di palesarsi, cosa molto frequente. In fondo, passata la tempesta del delitto all’Accademia, basta che tutti siano contenti. Ma... non senza quel «Cerca trova» del pittore Vasari da soddisfare però: una “B” e una “t”.

Gaetano

25 commenti:

  1. Complimenti,Mario! Natale,tempo di doni...si avvicina!

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  2. Cara annarita grazie per la segnalazione. Dalla recensione appare sicuramente un libro molto interessante e da leggere.
    cari saluti e buona domenica
    elisa

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  3. Ciao Annarita, questo libro sembra essere interessante, se poi è un giallo... mi piacerà sicuramente... sono i miei preferiti! Complimenti al tuo amico Mario. Ti ringrazio per la segnalazione Annarita, bacioni
    Betty

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  4. «CERCA TROVA»
    «Sono Consapevole che i commenti devono essere brevi, ma si capirà che la “brevità” convenzionale non sempre, come nel caso di questo post, è soddisfacente. In positivo, essa ha una “dimensione” relativa . Convengo che la scrittura dei commenti è penalizzante per le lungaggini, ma chi è interessato ai miei interventi perché mi stima abbastanza, si disporrà di buon grado a leggere questo scritto sul libro che Annarita ha raccomandato di leggere.
    Comincio dalle premesse:
    1.Annarita stima molto l’amico Mario Agati e raccomanda di leggere il libro di questi appena scritto, “Il cadetto suicidato”, pur non avendolo ancora letto.
    2.Neanche io l’ho letto e nemmeno conosco l’autore, sono amico di Annarita, ma non mi va di dire, “Annarita mi fido di te, grazie del suggerimento”, o qualcosa di simile e sbrigativo e così soddisfare la regola della suddetta “brevità” convenzionale.
    3.Dunque non mi resta che commentare la recensione e quant’altro del libro in presentazione, nonché impressioni sull’autore e poi mettere tutto in pentola. Come si vede già questi necessari preamboli hanno colmato la “brevità” del commento (ma è anche un’ottima occasione di didattica del buon bloggare, perché è questa ragione che mi spinge a fare questo corposo scritto).
    Perciò andiamo avanti, incominciando da questa prima serie di analisi e deduzioni che riguardano Mario Agati, l’autore del libro in questione:
    1.Chi è, secondo me, Mario Agati?
    2.Mi basta la sua foto per rispondere. Questa mi appare come in una sfera di cristallo magica (vedi link). E vale la relativa didascalia «...opra in disparte, sorride, e meglio aspetta. e vive. un giorno è nato. un giorno morirà».(guidogozzano)
    3.Agati si “compiace” apparire fra lapidi di defunti ed una sorta di “pietra cubica” in prospettiva (in realtà non è un cubo, poiché la relativa profondità mi sembra inferiore al lato frontale: forse è una “fetta” di un cubo da replicare). Questa pietra sormonta una croce.
    4.Mario Agati, con la sua simpatica barbetta, occhiali e pullover blu, vorrebbe dare a intendere di essere un “alchimista” che “opra in disparte, sorride, e...”, appunto.
    5.Semiserio, forse un po’ sornione, con la sua biografia, consueta di molti blogger, sembra veramente avviarsi all’alchimia: di qui l’arcano 0 - Il Matto, che è anche l’ultimo, il ventiduesimo. Il suo ruolo non conta nulla se lo si considera superficialmente. (p.e. in relazione al nostro libro in esame ed allora anche di questo non se ha idea esatta).
    6.Ecco l’esame di questa carta (vedi link):
    - Il Matto è l'essere irresponsabile, incosciente e passivo, che sembra trascinarsi attraverso l'esistenza assecondando impulsi razionali. L'abito variopinto, dove compaiono, oltre al verde, i tre colori fondamentali, rosso, blu e giallo, corredato dal berretto a sonagli, tipico copricapo dei buffoni di corte, vuole indicare le molteplici e incoerenti influenze che lo sospingono qua e là, con il fagottello penzoloni sulle spalle, pieno dei suoi inconsistenti tesori.
    - Il Matto ci fa comprendere quanto buon senso sia necessario per non uscire dal campo della ragione, da cui troppo facilmente si sconfina ogni volta che si tenta di abbordare ciò che è troppo grande: l'infinito. Un animale selvatico, emblema della lucidità e del rimorso, lo addenta, spingendolo, anziché trattenerlo, verso l'ineluttabile. Ma in questa noncuranza del pericolo, del dolore, in questa ricerca dell'infinito, è racchiusa la grande lezione del Matto, che ha rinunciato alla materia e all'ambizione in vista di un'evoluzione esclusivamente interiore.
    - Si tratta infatti dello stesso uomo che ha aperto il ciclo degli arcani maggiori, il Bagatto, che attraverso i successivi passaggi lungo la via iniziatica, ha conseguito la vera saggezza. Quella del filosofo, del diverso che ha finalmente trovato il coraggio di andare controcorrente, muovendosi all'interno di se stesso, lungo le strade del cuore.
    7.Ma chi è il Bagatto? Il Bagatto (vedi link), figura tradizionale sui mercati e sulle piazze medievali, non rappresenta, in realtà il giocoliere, come del resto il Matto non è il giullare, ma il giovane iniziato alla magia. Impugna con la mano sinistra la bacchetta del comando, significatrice del fuoco primordiale, innesco di qualsiasi azione, mentre con la destra addita gli strumenti del mestiere: il bicchiere, ovvero la coppa, simbolo dell'elemento Acqua e della sapienza; il coltello, cioè la spada, emblema dell'Aria e del coraggio; i dadi che ricordano per la forma cubica la stabilità della terra e il potere coercitivo della volontà.
    La suddetta foto della sfera magica e la descrizione biografica giullaresca di Mario Agati sembrano ricalcare le due menzionate carte dei tarocchi, salvo a far sorgere dei dubbi sulla reale consistenza della pietra cubica, giusto in relazione dei dadi del Bagatto. Il cubo è tale o solo un’illusione di Agati, come mi è sembrato dalla foto? Andando avanti in modo “iniziatico”, al nome Agati manca una “B”, una “t” ed un inversione della “i” finale con una “o”, per diventare veramente Bagatto («Cerca trova»?!). Un “io” che deve “morire” e “rinascere”, ovvero azzerarsi: la “o” appunto. Questa è la meccanica dell’alchimia per chi la vuole praticare.
    Passiamo ora alla seconda serie di analisi e deduzioni arrivando al nocciolo del tema “Il cadetto suicida”:
    1.Riccardo Ricci era un giovane timido e sensibile. Il padre, un misero impiegatuccio di provincia, era morto di stenti in un campo di prigionia. La madre, inetta e malaticcia, consumava i suoi ultimi giorni fra lacrime e pavimenti da lavare. Riccardo odiava i suoi genitori. Lui non sarebbe stato come loro.
    2.Ecco, non vi pare il Matto in procinto di prendere una certa strada... “iniziatica”? Quell’odio ricalca paradossalmente l’analogo che incitava a porre in pratica Gesù col seguire lui e odiare appunto padre, madre, fratelli e amici. Anzi di più. A chi chiedeva il giusto tempo per dedicarlo al padre che stava per morire, disse quasi con rimprovero: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti» (Matteo 8, 22). Ma è solo la premessa, perché arrivano le dure prove della disciplina “militare” che corrisponde a quella del “cadetto” dell’Accademia di Modena. Difficile da sopportare, ma non senza i lati “originali” che tanto attraggono molti giovani d’oggi.
    3.Ma, Agati non si lascia incantare da Marte guerriero e belligerante. Lo dice il Matto della biografia con la rinuncia alle stellette per avviarsi ad un’avviata attività imprenditoriale e poi per fare l’insegnante.
    4.Resta ora l’intreccio delle forze oscure che “mordono il calcagno” del nostro Matto (in Agati attraverso il cadetto), come si riscontra nella carta dei Tarocchi relativa. L’accademia militare è segnata da un delitto, le indagini si snodano frenetiche portando alla luce fermenti ideologici, bassezze, meschinità personali e ambientali; ma anche amore, pietà e coraggio.
    5.La conclusione del cadetto “suicidato” del titolo ci mostra la crocifissione alchemica che certamente è ancora vissuta dall’Agati, almeno finché egli non perviene al successo del suo libro attraverso la vendita. Lui, questa volta, sperimenta un’altra carta dei tarocchi, l’arcano maggiore dell’Appeso o l’Appiccato.
    6.Questa è la figura dell’Appeso (vedi link):
    Appeso per il piede sinistro a una trave, con il ginocchio destro ripiegato a croce sull'altra gamba, il giovane raffigurato sull'arcano n. 12, in analogia col dodicesimo segno dello zodiaco, i Pesci, che corrispondono, guarda caso, al sacrificio e ai piedi, sperimenta la dolorosa tortura riservata in passato ai debitori, come ebbe a dire il poeta inglese E. Spencer nel suo poema The Fairie Queene: 'Egli per i piedi appeso ad un albero, e così deriso da tutti i passanti, potessero vedere la sua punizione'. In realtà, più che di una punizione, l'Impiccato è il simbolo dell'iniziazione passiva, mistica: il sapere non si ottiene attraverso la ricerca attiva, lo studio, la sperimentazione, come è d'uso qui, in Occidente, ma all'orientale, rimanendo immobili, disponibili alla ricettività e all'ascolto. li corpo dell'Impiccato penzola nel vuoto, fra due colonne (forse di nuovo le colonne d'ingresso del tempio di Salomone, Jakin e Boaz), abbandonato ma ancora vincolato, con le mani dietro la schiena, presumibilmente legate, che gli impediscono di liberarsi e di agire, perché l'anima liberata sfugge ormai la realtà della materia. L'Impiccato ha scoperto che il segreto per penetrare l' essenza delle cose sta nel loro capovolgimento. Dall'inversione di prospettiva, dall'abbandono dei comuni schemi mentali, attraverso l'esperienza della solitudine e del dolore, scaturisce l'idea chiara e illuminante, presupposto per l'accettazione e la trasformazione di sé.
    Siamo giunti finalmente alla conclusione che concerne il successo o no del libro, ossia il raggiungimento della “pietra cubica”, ovvero la “pietra filosofale”, nota solo all’alchimista in Mario Agati. Noi sapremo solo dell’eventuale successo derivante dalle vendite del suo libro e forse nemmeno Agati lo saprà. Può essere che l’Iniziato in lui non ritiene di palesarsi, cosa molto frequente. In fondo, passata la tempesta del delitto all’Accademia, basta che tutti siano contenti. Ma... non senza quel «Cerca trova» del pittore Vasari da soddisfare però: una “B” e una “t”.
    Gaetano

    RispondiElimina
  5. Caro Gaetano, non finisci mai di stupirmi. Staordinaria la tua analisi.

    Grazie del contributo.

    Un abbraccio

    annarita

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  6. Care Elisa e Betty, un grazie a voi per esserci!

    Un abbraccio
    annarita

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  7. il libro sembra interessante, ma il commento di gaetano è qualcosa di meraviglioso! Comunque ,grazie per la segnalazione.

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  8. In attesa di s-vivere la mia edulcorante crocifissione alchemica, mi inchino all'alchimia filosofale di Gaetano, certamente più interessante del mio giallorasanero parto giovanile. Grazie Gaetano: buone carte e buona vita.

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  9. Caro, novello amico Mario,
    per certi versi, stenterai a credere e così anche altri, ma “l’iniziato” in te Mario Agati, a modo suo si è veramente palesato, visto che lo hai così bene accolto senza riserve. E come?
    La sorte, in modo meravigliosamente “arcano” ha geometrizzato un incredibile itinerario che è “passato” da Annarita ed è “dirottato” verso di me, “avvisato” del “cadetto-appiccato”. Il resto lo sai. Sono io il “mezzo” del “palesamento”. Io Barbella Gaetano o Tanino il mio nome detto familiarmente: per “rafforzare” la “t” di Gaetano?! Dunque una “B” e una “t” del soppalco del misterioso “Cerca trova” alchemico. Ma allora sono io “l’iniziato”? Ecco un altro “arcano” (l’alchimia stessa è il grande arcano)! Che dire? Nulla di serio e razionale da buon “Matto”, perché nulla di tutto ciò che ho scritto finora mi è palese, credimi. È più e nemmeno come il tuo romanzo, una frittata di fantasia e realtà. Siamo tutti pupi: “Matti”, “Appiccati” e illusi “Bagatti”. Questa è la sola verità razionale. Perciò non mi si venga a chiedere di fare le "carte"!
    Ciao Gaetano.

    RispondiElimina
  10. Cara Ninfa, non mi è sfuggito la tua spontanea lode così amabile. Te ne sono molto molto grato.
    Alla prossima occasione, dunque.
    Ciao, Gaetano

    RispondiElimina
  11. E' vero Gaetano non smette mai di stupire. Ne sa una piu' del diavolo.
    Riesce a dominare la materia, gli spiriti, attraverso la magia profonda della parola. Riesce a conoscere il significato intimo e vitale dell' uomo, nel caso speficico Mario Agati.
    Bravo. Complimenti.
    Cumulativo Vale

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  12. Amico mio, caro Pier Luigi, mi riempi di lusinghe e attributi che non fanno parte della mia pelle. Non ne sento nemmeno l’alito, credimi. Tuttavia devo ammettere che nel giro di pochi minuti, quanto basta, mi è venuto di scrivere quel che ho scritto su Mario Agati. Poco prima non sapevo che inventare sul suo libro. Però devo ammettere che è stata una scommessa con me stesso il farlo. Inoltre ero certo, anzi certissimo, che qualcosa avrei scritto, ma di “utile”, giammai di “interessante” da farlo accostare ad un gossip, magari.
    Tutto questo da un lato che può anche sbalordire, ma dall’altro quella stessa pelle suddetta è provvidenzialmente svicolata dai fatti della vita, molto spesso inaccettabili, ed è forse questa condizione che mi ha suggerito ciò che ho detto a Mario Agati e che ora dico pure a te. Ciò che ho fatto non è più e nemmeno come il suo romanzo, una frittata di fantasia e realtà. Siamo tutti pupi: “Matti”, “Appiccati” e illusi “Bagatti”. Questa è la sola verità razionale.
    Però fa piacere comunque.
    Ciao e tanti auguri ora che ti metti a “lavorare”.
    Gaetano

    RispondiElimina
  13. Per Gaetano dalla fervida fantasia. Perchè siamo tutti matti o bagatti?Quando nasciamo cosa siamo? Un essere o una persona?Allora è la cultura della nostra società che ci rende persona?Il diventare persona ci toglie ciò che eravamo ?La cultura artificiale Ci toglierà del tutto quella naturale ?Ma si può stare senza cultura artificiale?E senza quella naturale?

    RispondiElimina
  14. Cara Teodorica, quante domande!
    Non mi ritraggo dal mettere le cose nel modo seguente, cominciando dalla tua immagine posta sul tuo blog, che devi aver fatto tu, probabilmente. Mi piace farlo così com’è stato per Mario Agati. Questa volta però mi servo dell’astrologia, ma non sono un astrologo. Sono solo uno che ha “letto”...

    IMMAGINE DI TEODORICA.

    IDENTITÀ

    Sesso: Femmina

    Segno astrologico: Vergine

    Professione: artista mancata
    Ubicazione: ravenna : Italia


    I DUE COLORI DOMINANTI E CORRISPONDENZE:

    1.Sfondo:
    Rosso: L'azione, l'inizio, l'amore, la passione, l'impulso.
    2.Lineamenti:
    Nero: I genitali, la notte, le tenebre, la morte.
    3.I post di teodorica che vi riguardano:
    Arte parallela 1

    - la guerra (lavoro del 1995):

    i miei lavori erano incentrati sul dolore, sul voler urlare l'insensatezza dell'uomo moderno che a volte ti fa pensare : -sei ancora tu ,ti ho visto, uomo della pietra e delle caverne-

    - omaggio a Frida Khalo (lavoro del 2000):

    qui c'è ancora la ricerca sul dolore, notate il teschio al collo, che testimonia il dolore di Frida di non essere potuta diventare madre, ma c'è un'apertura, il doppio, la speranza.

    - ti riderò in faccia:

    questa è la risposta di oggi , il dolore rimane, l'insensatezza pure, ma vi è la constatazione dell'ineluttabile, allora se devo fare i conti con ciò che mi dà la vita cercherò di trovare una perla anche nella polvere armata solo di un sorriso, amaro ma pur sempre un sorriso.

    COLORE DELLA CORNICE E CORRISPONDENZE:

    1.Azzurro: Il sogno, il romantico, il latte, il seno, la casa.
    2.Il post di teodorica che vi riguarda:
    Arte parallela 2

    - arte parallela alla vita, come un mondo libero dove tutto è possibile, per restare ben saldi con i piedi per terra nel reale ma volare nello spirituale.

    ASPETTO E PARTICOLARI:

    1.Melanconico, come di attesa.
    2.Viso delicato, affidabile, proprio del segno della Vergine.
    3.Didascalia?
    Sette righe indecifrabili: le sette virtù contro i sette peccati capitali? E parvenza di una mano con l’indice proteso sul mento o... che indica qualcosa alla sinistra che è forse la causa delle sua pacata tristezza o preoccupazione. La luce riflessa sui capelli è il segno di questi? Ossessioni, turbamento, fissazioni...?

    SEGNO DELLA VERGINE:

    Il segno della Vergine appartiene all'elemento Terra. È dunque un segno concreto, realizzatore, stabile. Il dominio di questo segno è il cerebrale Mercurio. Il soggetto tipo Vergine ricerca la conoscenza, utile e mirata però. Pesa, per contro l’ambiguità, un pendolo teso a molte cose: praticità, ordine, riservatezza, scetticismo, pignoleria, intelligenza analitica, scrupolosità, autocontrollo, prudenza, semplicità, spirito di servizio e chissà quante ancora. Di qui la difficoltà da ottenerle in toto, come le tante domande in relazione al post Annarita sul libro di Mario Agati.
    Ma in compenso la concretezza e la praticità sono il suo forte, unito a un autocontrollo che lo rendono razionale tenendo a bada l’istintualità. La mente del tipo Vergine è dominante in qualsiasi caso. Ecco che questa dote lo porta ad essere circospett0 al punto da essere scettico in merito a questioni religiose o filosofiche.
    È inevitabile perciò che il soggetto Vergine sia critico e sospettoso nei rapporti con gli altri.
    Il tipo Vergine fisicamente è magro e asciutto, a ragione del temperamento nervoso e interiormente sempre a freno, controllato, non consentendogli slanci liberatori. È il senso della proprietà che gli viene dal segno di terra. L’immagine menzionata all’inizio sembra perciò conciliarsi al tipo Vergine.

    CONCLUSIONI:

    Salvo a tener da conto la risposta data all’amico Pier Luigi Zanata, posso aggiungere questo. Teodorica sembra che tu sia legata mani e piedi alla terra, almeno da come risulta il quadro astrologico testé fatto. Tuttavia la “professione di artista”, che tu ritiene “mancata”, non ti permette di avere delle “ali” per sollevarti da terra e svincolarti, quel “poco” che basta, dal dolore e dalla morte. Come poter “camminare” sui carboni ardenti. Non che queste siano mendaci, anzi l’unica verità proviene da esse e non dalla gioia, dal gaudio. Manca però la forza all’artista in te poiché dici a tutti che sei “artista mancata”. Tu che non dai rilevanza al dio danaro, al potere del successo dei falsi potenti, che importa se i tuoi dipinti non primeggiano come tu vorresti? Dunque neanche per scherzo presentarti sul web come “artista mancata” che sa di ironia, propria di cattivi artisti per “vendere” meglio i loro lavori che a causa di ciò sono privi di anima.
    Le risposte che mi hai chiesto te le sei già date perché è il Matto, l’Appiccato e il Bagatto ed altri, dei tarocchi in te ti hanno messo sulla strada buona per te.

    Cari abbracci,
    Gaetano

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  15. Gaetano non sono io che ti riempio di attributi e lusinghe, ma sei tu che ti attiri gli attributi e le lusinghe introducendo termini esoterici per fare la critica a un romanzo non letto, partendo dalla foto di Mario Agati.
    L' esoterismo, come ben sai, mette in rapporto con gli angeli, domina gli spiriti attraverso la magia, conosce il significato intimo e vitale dei simboli, interpreta la matematica profonda su cui poggiano le anime, fa parlare con i demiurghi e come scrive Fernando Pessoa, gli esoterici, e tu lo sei, ''hanno avuto a che fare con i principi magicamente causali che stanno tra Dio e il Mondo, hanno conosciuto Cristo nella sua Figura Eterna e nella sua Vera Fisionomia non-simbolica''.
    Potrei dire che tu sei uno che ha sicuramente visto Iside senza veli. Non solo hai visto Iside senza veli, ma con i sensi spiritualizzati del tuo corpo, sempre prendendo a prestito le parole di Pessoa hai visto faccia faccia il Maggior Principio.
    Scrivi di iniziazione e tu sai benissimo che ci sono tre tipi di iniziazione: quella simbolica o esteriore, quella intellettuale (esterna rispetto all' interiore) e quella vitale (interiore).
    Scrivi
    ''“l’iniziato” in te Mario Agati, a modo suo si è veramente palesato, visto che lo hai così bene accolto senza riserve. E come?
    La sorte, in modo meravigliosamente “arcano” ha geometrizzato un incredibile itinerario che è “passato” da Annarita ed è “dirottato” verso di me, “avvisato” del “cadetto-appiccato”. Il resto lo sai. Sono io il “mezzo” del “palesamento”. Io Barbella Gaetano o Tanino il mio nome detto familiarmente: per “rafforzare” la “t” di Gaetano?! Dunque una “B” e una “t” del soppalco del misterioso “Cerca trova” alchemico. Ma allora sono io “l’iniziato”? Ecco un altro “arcano” (l’alchimia stessa è il grande arcano)! Che dire? Nulla di serio e razionale da buon “Matto”, perché nulla di tutto ciò che ho scritto finora mi è palese, credimi. È più e nemmeno come il tuo romanzo, una frittata di fantasia e realtà. Siamo tutti pupi: “Matti”, “Appiccati” e illusi “Bagatti”. ''
    Quella di Mario forse rientra nella iniziazione simbolica, che rafforza la volonta', o forse in quella intellettuale, che rafforza l' intelletto attraverso stadi di comprensione, ma non attraverso stadi di vita; egli puo' sapere molto, ma non ha bisogno di vivere cio' che conosce allo stesso livello in cui lo conosce. Oppure si tratta di una inizazione vitale, che rafforza l' emozione e quindi conduce all' Alchimia e fa vivere all' iniziato quello che sente e sa. Da quanto scrivi mi pare che tu propenda per una iniziazione vitale.
    Io sono per quest' ultima. Infatti nel primo dialogo tra Ernst e Falk, scritto da Gotthold Ephraim Lessing, si puo' leggere che si puo' essere iniziati senza sapere quello che si sa e che nemmeno chi e' iniziato puo' spiegare cio che e' in realta' l' iniziazione, ma sicuramente e' un modo di indirizzare tutte le proprie energie, che e' poi quello che Mario Agati fa nel raccontare la sua storia. E' anche per questo che tu citi ''Matti'', ''Appiccati'' e ''Bagatti'' per far comprendere che questo mondo visibile in cui viviamo e' un simbolo e un' ombra, che questa vita che conosciamo tramite i sensi e' una morte e un sonno, o in altre parole, che quanto vediamo e' una illusione.
    Il romanzo e' anch' esso una illusione, una rappresentazione simbolica e l' autore, prima, e il lettore, poi, scoprono cio' che i simboli mostrano, perche' cosi' vivranno la storia, la vita, la morte e il sonno.
    Annarita, Mario Agati, lettori, non preoccupatevi talora Gaetano ed io intavoliamo discussioni filosofiche, approfitando della cortese,ma soprattutto paziente, ospitalita' di Annarita, in attesa di poterle fare davanti a un caminetto.
    Vale

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  16. Carissimi Pier Luigi e Gaetano sapete molto bene che i miei blog sono casa vostra e che accolgo con piacere le vostre discussioni, occasioni per me di nuova conoscenza per cui ho solo da ringraziarvi.

    Un cumulativo abbraccio.
    Vale!
    annarita

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  17. Caro Gaetano dovresti sapere il mio giorno di nascita e l' ora , l' oroscopo e i tarocchi fanno parte del pensiero chiuso e quindi hanno bisogno di variabili.Io propendo per il pensiero aperto ( scientifico)con qualche volo nel pensiero metaforico legato a quello magico.Essendo per la metafora come i Boroboro del Brasile dicevano che loro erano dei pappagalli rossi ( perchè si ritenevano prigionieri delle donne, come gli uccellini nelle gabbie)io ti dico che sono un delfino. Grazie per il profilo.

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  18. Cara Annarita, il tuo interessante post e gli straordinari interventi dei tuoi ospiti meritano molto più del passaggio veloce che, in questo momento, posso concedermi...

    A presto

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  19. Ciao Annarita, ultimamente ho avuto poco tempo per stare in rete e mi sono persa un bel po' dei tuoi post e ne sono dispiaciuta.
    Da come l'hai descritto sembra un romanzo molto coinvolgente ma mi il tuo post mi ha messo un velo di tristezza perché ho ripensato ad alcuni giovani che conoscevo indirettamente, dei cadetti di Modena, che hanno deciso di non vivere oltre...

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  20. Cara Anna, ripassa con calma. Non ho fretta;).

    Un abbraccio

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  21. Cara Araba, ti capisco. Sono nelle tue stesse condizioni.

    Per la tua tristezza circa le giovani vite perdute, ti sono vicina.

    Un abbraccio e a presto.

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  22. Cari Pier Luigi e Gaetano: non sono affatto preoccupato, ma basito e quasi prostrato davanti al vostro filosofico duellare.... ed attendo con ansia sudaticcia altri scambi d'alchemici fendenti... fra questi bei meandri del palazzo di Annarita. Buona vita.

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  23. grazie ,sai come regalo poi non sarebbe male (si me lo regalo)
    buona domenica

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  24. Caro Mario, grazie . Altri scambi? Si ma d’un parlar gioioso al dolce tepore d’un caminetto, tanto caro a Pier Luigi.
    Gaetano

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