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UNA STORIA NORMALE
(Racconto breve)
Incipit
Si era fatto silenzio intorno. Si percepiva soltanto lo sciabordio delle onde sulla battigia. Miriam si passò una mano tra i lunghi capelli, indugiando - come in una carezza - tra i morbidi riccioli ramati, esaltati dalla luce del tramonto. Si sollevò di scatto, stirandosi pigramente e mosse alcuni passi verso la riva. Si fermò e rimase in attesa, le era parso di udire un richiamo… forse sua madre la cercava. Era uscita senza avvertire - non sapeva da quanto.
Non era poi molto lontana da casa. Si voltò lentamente a destra e la intravide: bianca e bassa con le persiane verdi. La porta sembrava spalancata e una figura andava su e giù per il porticato. Mosse un altro passo e lambì l’onda - bianca di spuma - con la punta del piede sinistro. Si ritrasse di scatto, percorsa da un brivido. Succedeva sempre così. Il mare…era un richiamo forte, un’emozione intensa…quasi dolorosa. E poi un blocco inspiegabile…o forse no. Pochi frammenti di memoria, brani del passato: l’acqua intorno e su di lei, grida mute, paura, morbido e ineluttabile sprofondare e poi niente, il ricordo si fermava qui.
Adesso aveva caldo. Il gracile petto di adolescente si sollevava con ritmo affrettato.
Un groviglio di immagini e di pensieri .
Avevano lasciato Milano da poco più di una settimana: un trasferimento forse definitivo. Sua madre lo aveva annunciato con noncuranza una sera qualunque di un mese prima, nel loro piccolo appartamento - al terzo piano di una palazzina dignitosa - poco lontano da piazza del Duomo. Era la fine di maggio, una serata un po’ afosa, l’aria greve e intrisa di odori dolciastri.
“Tra un mese andremo via da Milano” disse “Ho accettato un lavoro in una cittadina sulla costa ligure. È un posto carino. Lo stipendio è generoso. Vedrai, ci troveremo bene”.
Nessuna replica da parte sua. Quando sua madre aveva deciso, era inutile discutere.
E adesso erano qui: una cittadina che non conosceva, tra gente nuova. Tutto da rifare. Ma sì, in fondo un posto valeva l’altro. Non aveva grandi rimpianti: nessuna amica del cuore da cui separarsi, nessun gatto e neanche un canarino per cui piangere.
Meglio così, pensò e - inarcando la schiena - scosse ripetutamente la testa, più volte. Pareva che dicesse no a qualcosa o a qualcuno…o - chissà - forse a se stessa.
Ruotò di mezzo giro e si lasciò il mare alle spalle. L’odore della salsedine era intenso, mescolato all’effluvio di qualcosa, che marciva poco distante. Si incamminò a piedi nudi, passo dopo passo. Le tracce ineguali sulla sabbia umida - una più profonda dell’altra - indicavano che la ragazza claudicava lievemente. Il difetto non disturbava la grazia della sua esile figura e Miriam procedeva, quasi con eleganza, guardandosi intorno.
Nell’ombra incipiente della sera, palpitavano le ultime lame di luce. La bruma si addensava mentre il giorno si dissolveva dolcemente.
In lontananza si stagliavano scuri due massicci rocciosi, a ridosso del mare, separati e quasi scavati da un’enorme mano. Miriam li contemplava affascinata e pensava alle storie misteriose, ascoltate da bambina. Un brivido leggero sulla pelle. Si guardò attorno e istintivamente affrettò l’andatura.
Ormai era vicina a casa. Si fermò un istante a riprendere fiato, lisciandosi i fianchi e i capelli. Le sembrò di intravedere Anna - sua madre.
La luce era accesa in cucina mentre fuori, nel portico, era buio. [Continua]
[Continua]
RispondiEliminaResto in attesa. :-)
Il racconto è scorrevole, ben scritto e ben delineato nell'atmosfera che coinvolge. Trasmette sensazioni tangibili che emozionano. Questa storia merita di essere continuata.
RispondiEliminaUn caro saluto, Annamaria.
Scritto veramente bene, in "punta di penna"... ;-)
RispondiEliminaSai come creare l'atmosfera giusta.
Sono certo che il seguito sarà altrettanto soddisfacente!
Un abbraccio
Sorellina mi piace. Scritto bene, ma non ne avevo dubbio, accattivante, godibile.
RispondiEliminaNon e' possibile continuare a leggere perche' non funziona ...
Quando sara' possibile averlo per intero lo pubblichero' nel mio blog.
Ora comprendo perche' mi hai sgridato quando il SK che si confida con me ha ucciso Myriam.
Vale.
Pier hai frainteso. Questo è solo l'incipit. Il "continua" si riferisce alla continuazione del racconto che deve ancora essere scritto...
RispondiEliminadai prof che sei brava e scrivi bene. Adesso sono curioso di sapere dove vai a parare ed aspetto con ansia la seconda puntata. Grazie, ciao Annarita dalle mille risorse.
RispondiEliminaEnzo
Ma che combini? Ma che aspetti la carrozza? Mettiti subito all'opera e tira fuori ciò che già avrai concepito nella tua mente anche se non hai ancora formalizzato l'intero racconto. Anch'io ho capito male e pensavo che facevi come Mauro che riporta i suoi racconti a puntate. Ti esorto, cara amica, a darti da fare per le ragioni di cui al precedente commento e per la soddisfazione nostra, tua e di chi ti vuole bene. Ciao Annarita.
RispondiEliminaEnzo
Carissima Annarita , ho cercato di essere spietata ma non ci riesco. Ora non posso esprimermi sulla profondità del racconto o sullo spessore dei personaggi , ma posso dire che possiedi uno stile molto personale perchè attiri il lettore e lo coinvolgi emotivamente . Inoltre possiedi una ricchezza lessicale incredibile che ti permette di dipingere, con la potenza della parola , un quadro meraviglioso di sentimenti dove l'elemento descrittivo del paesaggio fa da incantevole cornice . Continua, anzi perchè non scrivi un libro? Lo puoi fare benissimo. Guarda che dico sul serio !!!!!pensaci bene ....
RispondiEliminaTi ringrazio per la visita e ti mando un carissimo saluto
Paola
Come si fa a essere spietati dopo aver letto ciò che hai scritto?
RispondiEliminaBello, accattivante, coinvolgente.....descrivi l'ambiente in modo semplice e nello stesso tempo sembra di essere in quel luogo, sembra di vivere con i personaggi l'emozione di quel momento....
Annarita, sei grande!!!
Un bacio roberta.
Ciao Annarita, come è bello scoprire la tua prosa delicata. L'alternanza narrativa e descrittiva, dalla protagonista al paesaggio, dall'esterno all'interno, dal presente al passato scoprono pian piano l'andamento del racconto e creano un senso d'attesa...Forza !:)Aspetto la continuazione.
RispondiEliminaEbbene, cara Annarita sarò spietata!
RispondiEliminacontinua il tuo racconto e non lasciarci in sospeso! perchè già tutti quanti ci siamo appassionati e ci siamo lasciati trasportare dentro il paesaggio marino da te descritto con estrema delicatezza .....direi proprio che vale la pena continuare
brava ...
un abbraccio
sì devi continuare. non che sia un'esperta ma a me piace. ciao. anna
RispondiEliminaParte bene, scorre bene. Scivola nella mente.
RispondiEliminaQuesta e' la dura mia verità...
Intimistico. Continua, ... dove ti porta il cuore.
RispondiEliminaLeggero, fluido, intrigante. Aspetto il seguito. Buona vita.
RispondiEliminaE' scritto in modo splendido, con tutti i dati sensoriali come piace a me. Rivivi il luogo, l'atmosfera,immagini il personaggio...continua....A me ilblog piace (piacerebbe) farlo cosi': poesie, racconti, pagine di diario...Buonanotte.
RispondiEliminaSarò spietata: continua!
RispondiEliminaE' piacevole, intrigante... e il ritmo narrativo incalzante coinvolge subito...
Aspetto il seguito
Un abbraccio e a presto
Non posso che aggiungere la piacevolezza delle immagini che sai creare. Continua.
RispondiEliminaSono un critico molto severo, in genere, ma il tuo incipit ha un ampio respiro, mi piace.
Se vuoi che sia spietata posso dirti
che puoi essere più fluida, più spontanea. Che forse a volte "controlli" e levighi le parole.
Ma ognuno ha un suo personale modo di porgerle. ;)
Ciao Annarita, innanzitutto ti faccio personalmente, ed a casa tua, i complimenti per il tuo primo posto nel concorso di Stella.
RispondiEliminaAnzi scusa il ritardo ^_^
Poi...visto che ci sono, ho visto che in questo post chiedi un parere sincero su questo incipit..
ho letto!
Mi è piaciuto e sai perchè?
Perchè c'è un misto di passato presente e futuro, narrativo e descrittivo che lascia spaziare la fantasia dove vuole sul proseguo della storia. Stare in suspence..credo che per leggere un libro sia fondamentale.. e poi...scrivi bene.
Buona giornata.
Cara annarita,sarò spietatissima...
RispondiEliminaSei una "creatura di penna" vera!
Grazie per gli auguri graditi e per esserti inserita nuovamente tra i miei lettori.
E lo domandi pure, se vale la pena continuare????
RispondiEliminaASSOLUTAMENTE SI.
Non mi piacciono i complimenti agli amici, cerco di essere sincera .....ormai faccio fatica ad essere catturata dalle prime pagine di un racconto o sono smielate o noiose insomma è difficile avere quel giusto mezzo che "ti prende" ebbene tu hai questa potenzialità non la sprecare , ma devo dire che non sono stupita , dopo aver letto le tue poesie, non potevi che entrare così fulminante con la tua prosa. Un abbraccio.
RispondiEliminaAnnarita senza frontiere :)))
RispondiEliminaPrimo. Non mi sognerei mai di essere spietato con nessuno, boriosi esclusi, di cui però tu non fai parte ;)
Secondo. Non mi piace quando qualcuno limita od ostacola la creatività altrui, credo che sia un sacrosanto diritto di tutti narrare, poetare, suonare, dipingere, anche senza essere scrittori, artisti, poeti etc.
Innanzitutto dobbiamo andar bene a noi stessi!
Infine: al di là di questo, ti ho letta molto volentieri (piccolo applauso) e ti invito anch'io a continuare, aspetto il seguito :)
Un bell'abbraccio,
Bruno
Carissima,
RispondiEliminaio non sono fatta per le sviolinate però, devo ammettere, i complimenti dei commenti precedenti li sottoscrivo tutti.
Leggo il testo e mi riesce immediatamente facile assumere il punto di vista del personaggio. Lo faccio mio con naturalezza. Mi ritrovo nel luogo dove si svolge la scena e le sensazioni visive e uditive affiorano immediatamente.
E' poesia pura definire elegante una ragazza claudicante... Con due tratti di penna ci hai mostrato la sua andatura e contemporaneamente un tratto della sua personalità...
Ovvio... adesso mi resta la curiosità di vedere come va a finire.
Tu sei proprio "dai mille talenti" :)
un grosso abbraccio :)
MAGNIFICAT
RispondiEliminaAnnarita, coronata poetessa a pieno titolo con “Angoscia”, ora vuole sbalordire con “Una storia normale”, un racconto breve. Quasi a presentarsi ai suoi amici con timidezza e in punta di piedi. Ma si fa per dire, perché questo mio racconto, che mira a dare giustamente valore a quello di Annarita, non è poi tanto breve.
E così Annarita ci è riuscita a sbalordire perché non sono mancati le ovazioni dei suoi amici. Ed io, che dire se non unirmi a loro per applaudirla? Sì è davvero una scrittrice e son bastate due righe per dimostrarlo, al pari delle sue collaudate qualità di docente di matematica e scienze.
Ma come si fa a non esaminare il breve racconto in questione (che ha un “continua”) nel contesto dei precedenti scritti poetici, per intravedervi il tema che li unisce essendo della stessa fonte? Incuriosisce saperlo, poiché aumenterebbero di molto i suoi meriti. Così è per tutti gli scrittori, poeti, artisti: conoscere il loro messaggio umanistico che è la cosa che più conta.
Non che nel caso di Annarita le è chiaramente palese questa cosa, altrimenti ce lo avrebbe fatto capire chiaramente, tuttavia non escludo che in lei si agitino cose interessanti che poi si traducono nei messaggi, come “Una storia normale” che ella ci ha proposto di esaminare.
E poi Annarita, se pur una “figlia d’arte” come lei ci dice, appartiene anche al novero dei dottori della scienza. Questo per suggerirci di non trascurare di esaminare tutte le cose da questo lato, e perciò anche i suoi scritti umanistici, allo stesso modo dei fatti della Fisica.
Si tratta di far tornare i conti del principio di conservazione della fisica che dice così: «In natura, qualunque sia il processo considerato, in ogni sistema isolato, cioè che non ha salti energetici con l’esterno, l’energia totale del sistema si conserva».
E traslando questo concetto ai fatti umanistici, di cui supponiamo sia intriso il racconto di Annarita in visione, ci accorgiamo che ci siamo appunto occupati appena appena del suo sottopelle. Dunque c’è senza dubbio un deficit da porre sul piatto della bilancia dell’equazione relativa, così come fu per i fisici del lontano 1930 che introdussero il “neutrino”, una particella senza massa né carica, per interpretare il decadimento radioattivo a cui sono interessate le particelle β.
Allora gli scienziati erano nel buio sul “ neutrino”, ma 25 anni dopo si cominciò a farvi luce ed oggi ancora di più e con grandi vantaggi per la ricerca scientifica.
Io credo che possa giovarci tentare di entrare nei meandri oscuri del racconto proposto da Annarita nel suo blog. Lei non lo sa ma il suo “neutrino” in lei sì. È il luogo dell’io che non sempre riesce a ben dialogare con l’ego, però ora può aver rilasciato un messaggio, giusto il seguito del grido d’aiuto della sua poesia “Angoscia”, mettiamo. E poi è così che si vivifica un blog, traendo il fuoco vitale dai temi in proposizione per giovarcene e non rendendo sterile l’intrattenimento.
Ora vi dico ciò che mi è parso di intravedere nel racconto in questione.
Sovrasta il «silenzio» il mare con «lo sciabordio delle onde sulla battigia». Qui si apre il sipario, per quel poco che poi viene presentato ma è come se fosse di più, molto di più.
Il “silenzio” e il “mare”, giusta l’idea di una realtà metafisica comunemente nota come “mondo occulto”, la realtà degli esoteristi ed il “mare”, la materia astrale che gli alchimisti considerano la materia dell’Opera, l’Alkaest, il mercurio filosofale.
E poi «Miriam», lo scopo dell’Opera degli occultisti, la Vergine con la quale convolare alle «nozze alchemiche», la Beatrice di Dante Alighieri, ma è la stessa di tanti altri poeti suoi conterranei che, insieme a lui, erano parte della cerchia dei Fedeli d’Amore.
Più esplicitamente la Myriam di Giuliano Kremmerz, al secolo Antonio Formisano di Napoli (morto il 1930) che istituì la “Fratellanza Magica di Myriam.
Si entra ora nel vivo della figura mistica di Miriam (che non mostra il segno della lettera Y) per porla in relazione alla sua sua funzione di baluardo al potere del “serpente” così come ci viene dall’iconografia della Madonna del cristianesimo:
«Mosse un altro passo e lambì l’onda - bianca di spuma - con la punta del piede sinistro. Si ritrasse di scatto, percorsa da un brivido. Succedeva sempre così. Il mare…era un richiamo forte, un’emozione intensa…quasi dolorosa.».
E poi, come se ella stessa non fosse più sotto l’effetto nefasto dell’incantesimo astrale, poiché è come se perdesse i sensi:
«E poi un blocco inspiegabile…o forse no. Pochi frammenti di memoria, brani del passato: l’acqua intorno e su di lei, grida mute, paura, morbido e ineluttabile sprofondare e poi niente, il ricordo si fermava qui.».
Di qui una situazione non troppo diversa, che riguarda il mondo del vivere comune, ma che Miriam riesce a tenere a bada l’incantesimo astrale, non lo teme come prima:
«Adesso aveva caldo. Il gracile petto di adolescente si sollevava con ritmo affrettato.
Un groviglio di immagini e di pensieri.».
Ed ecco il «groviglio» molesto con i suoi effetti molesti nel mondo dei vivi, il maligno, il serpente, il dragone, Satana, com’è chiamato da Giovanni nell’Apocalisse, sebbene ancora libero di “muoversi” è vittima dei suoi stessi raggiri, i poteri magici «Dopo (“i mille anni”) questi (Satana) dovrà essere sciolto per un po’ di tempo.» [Ap. 20, 3]:
«Avevano lasciato Milano da poco più di una settimana: un trasferimento forse definitivo. Sua madre lo aveva annunciato con noncuranza una sera qualunque di un mese prima, nel loro piccolo appartamento - al terzo piano di una palazzina dignitosa - poco lontano da piazza del Duomo.».
Notate il groviglio di parole, come molecole corporee simili a cellule cancerose che la scienza sta cercando di debellare. Scienza che si profila subito di seguito come quella «punta del piede sinistro» di Miriam di un miracoloso mese di maggio (che è quello della Madonna) non privo ostacoli veniali ancora da sopportare:
«Era la fine di maggio, una serata un po’ afosa, l’aria greve e intrisa di odori dolciastri.».
Il “vecchio mondo” è sostituito dal “nuovo”:
«... una cittadina che non conosceva, tra gente nuova. Tutto da rifare. Ma sì, in fondo un posto valeva l’altro. Non aveva grandi rimpianti: nessuna amica del cuore da cui separarsi, nessun gatto e neanche un canarino per cui piangere.».
Il resto del racconto è come se fosse in accettabile discesa anche se porta il segno della lotta col “serpente”. Con quel “groviglio” ancora da sopportare, ma per poco ancora, quasi avvertisse un insondato potere rassicurante:
«claudicava lievemente. Il difetto non disturbava la grazia della sua esile figura e Miriam procedeva, quasi con eleganza, guardandosi intorno.».
«In lontananza si stagliavano scuri due massicci rocciosi, a ridosso del mare, separati e quasi scavati da un’enorme mano. Miriam li contemplava affascinata e pensava alle storie misteriose, ascoltate da bambina.». I “due vecchi del tempo” in lontananza ma che le restano legati amorevolmente attraverso la favola. Ricordate la mia filastrocca napoletana di questi due vecchi?:
«Ce steve 'na vota 'nu viecchie,
e 'na vecchia areto a 'nu specchio,
areto a 'nu monte...
Statte zitte che mò tu conte.
E tu conte dint' 'a tiana,
mammeta e patete i ruffiani».
È rassicurante per gli infanti delle nuove generazioni, almeno per il tempo necessario, onde dominare quel “groviglio” e così utilizzare le forze insite nel “neutrino” dei fisici e quello corrispondente del mondo del “silenzio”, l’evangelico «granello di senape».
Il finale è significativo per ricongiuncerci alla casa del Cristianesimo, la Chiesa, poiché
«Ormai era vicina a casa. Si fermò un istante a riprendere fiato, lisciandosi i fianchi e i capelli. Le sembrò di intravedere Anna - sua madre.».
Chi se non la madre di Maria che ci porta a recitare «Il cantico» (Lc1,46-55), che rappresenta una delle più belle pagine della letteratura poetica mondiale.
L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.
Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
nei secoli dei secoli. Amen.
«La luce era accesa in cucina mentre fuori, nel portico, era buio...», ma questo riguarda un seguito che Annarita deve ancora mostrarci.
gaetano
@tutti: cari amici, vi ringrazio tutti indistintamnete per la vostra sincerità. E' quello che volevo.
RispondiElimina@calliope e asfodelo: benvenute su questo blog.
@stella: rinnovo gli auguri di buon compleanno.
@Gaetano: un grazie particolare. Gli altri non se ne abbiano a male, ma Gaetano ha svolto un'analisi, che definire certosina è un puro eufemismo. Un'analisi che vuole del tempo e un'applicazione non indifferenti.
Un abbraccio cumulativo
annarita
@annamaria rossi: anna un benvenuto anche a te. Ho realizzato che commenti per la prima volta su questo blog:)
RispondiEliminami vergogno pure a dirlo, sto iniziando un nuovo racconto se ti va passa ...se noti ho tre blog tra cui uno è fuori uso, l'altro si chiama il libro vedi tu sono poche righe ciao
RispondiEliminaCarissima Annarita, continua il tuo racconto! Sarà perchè adoro il mare e le emozioni ad esso legate, sarà perchè il nome "Miriam" evoca in me ricordi d'Israele che amo immensamente, sarà perchè pure io, come Miriam (immagino)non ho avuto un'infanzia particolarmente felice e un'adolescenza altrettanto densa di solitudine, d'imprevisti di grandi incontri e grandi ideali che cozzavano con il perbenismo dilagante!
RispondiEliminaSi legge tutto scorrevolmente, e le immagini scaturiscono sponteneamente agli occhi della mente e del cuore.
Aspetto il seguito!
Un abbraccio
mgb
Ok
RispondiEliminaDopo la prima riga, sono andato a preparare il popcorn.....già lo vedo come un bel film
RispondiEliminahttp://sinacori.blogspot.com
RispondiEliminami chiamo MARIANNA
usali i vezzeggiativi scusa ma avevo letto male , cmq ti lascio il link
RispondiEliminahttp://sinacori.blogspot.com
Cara Annarita, ho appreso solo adesso leggendo un post precedente che sei arrivata prima al concorso di Stella? Ma perché non me lo hai detto?? Ti faccio i miei più sinceri complimenti... sei GRANDE!
RispondiEliminaChe dire poi di questo tuo racconto? E' bellissimo, scorrevole... scritto davvero bene! Si ha la sensazione di essere proprio lì accanto alla protagonista. Cerca di finirlo presto Annarita...perché non vedo l'ora di continuare a leggerlo. Sei veramente una donna dalle mille risorse.
Un abbraccio grande
Betty
Annarita, arrivo solo adesso...e....sono soddisfatta, contenta di aver già scritto, in qualche post fa, che le tue potenzialità erano inesauribili...ora non fai che confermarlo con questo nuovo strumento espressivo...la narrativa.
RispondiEliminaPosso dirti solo che tutto sembra sgorgare con facilità. c'è fluidità di forma e ricercatezza di linguaggio...mai banale, incalzante quanto basta per sporgere lo sguardo e l'immaginazione più in là... in avanti....alla ricerca del seguito...continua cara, continua....
baci baci
L'ho letto tutto d'un fiato.. immaginandomi lì sul mare, una bambina con la sua solitudine, e poi il mare che adoro ...
RispondiEliminaBrava Annarita come sempre quello che scrivi riesce ad emozionarmi, non vedo l'ora di leggere il resto.
Un abbraccio a a presto!
p.s.
in questo periodo ho poco tempo da dedicare al pc per questo non mi senti, ma appena posso vengo a trovarti con grande piacere.
Ciao, il tuo racconto è scorrevole e molto profondo. Mi piace molto la descrizione della protagonista ottenuta grazie a particolari semplici ma efficaci: una ragazza dolce, semplice ma con qualcosa che la turba. Complimenti, sei davvero brava.
RispondiEliminaP.S.
ho letto il tuo commento, grazie mille.
Un bacio
Annarita ma il mio commento di ieri dov'è finito??! :( Sicuramente tra lo spam..
RispondiEliminaComunque ti dicevo che il racconto è davvero molto bello anche se non posso fare a meno di immaginare nella mia testa scenari salentini malgrado sia ambientato da tutt'altra parte...chissà perchè?! :)
Come sempre i miei complimenti..
Attendo il prosieguo..
Un bacio.
Paolo
Aspetto la seconda parte, per sapere se la donna è Anna...scherzo Annarita...
RispondiEliminacon sincerità ti dico che quello che hai scritto si legge con piacere.
Brava, veramente!
L'ho riletto con vero piacere per la scrittura elegante ed armoniosa.
RispondiEliminaAspetto il seguito con il suo epilogo. Sei molto brava cara Annarita.
Ti lascio un caro saluto per la notte.
Annamaria
Hai letto "La solitudine dei numeri primi", vero?
RispondiEliminaNon mi dispiace, ma cercherei di "asciugarlo" un po', evitando di cercare in ogni frase le ricercatezze stilistiche. Far fluire il racconto, inserendo al momento giusto frasi più ricercate, cesellate.
"La ragazza claudicava lievemente" è un leziosismo così come "
Nell’ombra incipiente della sera"
Continua, sono curioso...
@Federico: sì, ho letto la solitudine dei numeri primi...
RispondiEliminaFede, ti ringrazio della tua sincerità...è già qualcosa se l'incipit non ti dispiace.
Ti farò una confidenza.
Scrivere è sempre stato vitale per me. Quando ero in Ginnnasio, avevo una professoressa che imponeva a tutti noi il suo pensiero sulla scrittura. Di conseguenza, io, insieme agli altri, ci adeguammo alle sue direttive. Andavo bene in italiano.
Passata al triennio, ebbi un altro insegnante, un uomo.
Al primo tema scritto in classe affibbiò un 4 seguito da queste testuali parole:
" Sintassi, grammatica e ortografia sicure...Abbandona gli orpelli e scrivi come ti ha fatto tua madre".
Il professore suddetto, che ci seguì sino al conseguimento della licenza liceale, non impose mai il suo punto di vista, cercando, al contrario della professoressa del Ginnasio, di far emergere il nostro stile personale.
Nel giro di un quadrimestre, raggiunsi valutazioni alte.
Tutta questa premessa per dire che il mio modo di scrivere non è "ricercato" da me quanto piuttosto è il mio modo personalissimo di porgere quel che sento. Per me è spontaneo. Mi viene naturale.
Certo che se è recepito come lezioso, il fatto mi preoccupa un po'.
Grazie infinite, mi hai fatto cogliere un altro aspetto della medaglia, di cui farò tesoro.
Ringrazio nuovamente tutti. Siete stati ugualmente preziosi, senza distinzione alcuna, palesando il vostro punto di vista.
Ci risentiremo con il seguito del racconto...
Ciao Annarita mi hai chiesto di essere spietato, e lo sarò :)
RispondiEliminaL'incipit mi piace, ritrovo in esso lo stile originale ed unico che ti contraddistingue. Leggerlo è piacevole, l'ambientazione coinvolge subito il lettore e la multisensorialità delle descrizioni permette di comprendere appieno il personaggio permettendo di intravedere al suo interno molto più di quello che è scritto. Il racconto fluisce piacevolmente creando quella vena di suspense che intrappola il lettore appassionandolo alla vicenda. Ciò che ho trovato un po "fuoriposto" se cosi si può dire è la descrizione della notizia del trasferimento. Mi sarei aspettato un po di risalto in più a questo passaggio e sopratutto all'accettazione passiva della notizia, che secondo me è fondamentale per comprendere la psiche del personaggio... per il resto lo trovo assolutamente perfetto. Certo mi rimangono degli interrogativi, come... quali "storie misteriose" ascoltava Miriam? e da chi? ma sopratutto... cosa c'entra l'evento traumatico descritto nei suoi "frammenti di memoria" con il presente? tutti interrogativi ai quali per trovare risposta credo dovrò aspettare il seguito ;)
Mi sembra scritto bene e poi, come ha detto qualcuno prima di me, perché limitare la creatività degli altri? Lascia la curiosità e la voglia di continuare la lettura e questo è già un bel traguardo.
RispondiEliminaSe fossi un editor forse toglierei qualche espressione che non si addice al modo di pensare degli adolescenti di oggi, visto che hai fatto la scelta dell'indiretto libero. Mi calerei un po' di più nel punto di vista del personaggio.Ed eviterei del tutto descrizioni autoriali (es. le prime righe, e la descrizione dell'appartamentino)che sembrano un po' fuori posto nel flusso di pensieri della ragazzina. Spero di non essere stata troppo pignola o sgradevole. Comunque non volevo essere spietata :-)
Dall'assenza del padre e dai "pochi frammenti di memoria" si intravede una qualche problematica familiare, aspettiamo le puntate successive.
Grazie, Dudy! Proverò a rispondere ai tuoi quesiti.
RispondiEliminaLa notizia del trasferimento viene fatta passare volutamente in sordina, quasi sfiorata, perché è solo un elemento che, intrecciandosi ad altri, delinea il quadro di insieme della storia.
Il focus del plot infatti non è in quel singolo elemento.
Le "storie misteriose", se svelate, non risultano più misteriose e banalizzano il pensiero, impedendo alla fantasia del lettore di interrogarsi, appunto come hai fatto tu;).
Per conoscere le connessioni dell'evento traumatico con il presente di Miriam, devi aspettare il seguito;)
Mi auguro di averti fornito qualche risposta.
Salutoni.
Annarita
Palmy, non sei stata affatto pignola o sgradevole. Sei una insegnante di italiano, quindi con le mani in pasta in materia. Ergo le tue percezioni e i tuoi suggerimenti sono i benvenuti.
RispondiEliminaCi tengo solo a precisare che non emerge da nessun elemento che Miriam è un'adolescente di oggi...potrebbe essere benissimo un'adolescente di 30 o 50 anni fa;).
Le brevi frasi autoriali cui ti riferisci, sono necessarie a mio avviso a delineare con pochi tratti l'ambiente e l'atmosfera. Rifletterò comunque sul tuo punto di vista.
Ti ringrazio moltissimo per il tuo apporto costruttivo.
Salutoni.
annarita
Naturalmente il mio è solo un parere personale... ;)
RispondiEliminaNon ti trovo leziosa, trovo ogni tanto dei leziosismi; la scrittura "naturale" o spontanea praticamente non esiste, negli scrittori (con un minimo di credibilità). E' una miscela sapiente tra istinto, forma, stile, anima, ragione e sudore.
Io vedo mio fratello quando scrive un racconto: lo scrive, poi lo rivede, lo rivede ancora, poi lo rivede ancora. Lo fa leggere ad un paio di amici, lo rivede. Lo lascia decantare. Poi lo rivede. Solo quando è assolutamente convinto finalmente lo lascia in pace. E naturalmente il racconto sembra scritto di getto. Qualche volta rivedere vuol dire solo rileggere, altre volte intervenire su un punto o una virgola, altre ancora su una frase od una successione di frasi.
E' vero che ognuno ha il suo stile, ma comunque ogni parola, ogni frase è forgiata col sudore, del corpo e dell'anima, di ciascun scrittore.
Eh, no! Fede. Qui non sono d'accordo. Per "naturale" intendo ciò che rappresenta il proprio modo di esprimersi...e quello dovrebbe essere spontaneo, non si può costruire a tavolino...altrimenti non saprei come definirlo.
RispondiEliminaQuando citi istinto, forma, stile, anima, sudore, stai dicendo proprio questo!
Poi interviene la ragione per rivisitare il tutto: supervisione, proposta di lettura ad amici ecc.
A me funziona così...e ognuno avrà un suo modo.
Ma io non ho mai pubblicato racconti o poesie prima di questi ultimi giorni.
Le mie pubblicazioni sono sempre state di natura scientifica e didattica...
Annarita leggere così soavi parole su un blog attraverso un pc... freddo e cupo non ha senso sminuisce la grandiosità della tua opera (seppure all'inizio).
RispondiEliminaSono sicuro, e credo che molte persone converranno con me, che la stessa opera scritta su pagina, magari quella di un libro, trasmetterebbe emozioni ben più intense e farebbe affondare nella tua storia senza scampo...
Purtroppo odio doverlo ammettere ma il sempre leggere di argomenti tecnici attraverso il pc non mi permette appunto di immedesimarmi in modo tale da comprendere argomenti ben più elaborati e indipendenti da i classici criteri di valutazione che ogni giorno affronto..
Un bacione!!
Lezioso, asciutto.
RispondiEliminaLEZIOSO: deriva dal tardo latino deliciosus, da deliciae, delizia, piaceri, quindi traslando alla scrittura delizia o piacere di scrivere.
Lo Zingarelli per lezioso scrive: ''che fa smancerie/affettato''
De mauro nel suo dizionario: ''che parla o si comporta in modo affettato e con atteggiamenti sdolcinati e innaturali: una bimba leziosa; anche s.m.: fare il l. | che denota affettazione, svenevolezza: modi leziosi''.
Sinceramente non ho trovato alcuna leziosita' nel tuo scritto, ma solo piacere e delizia (tuo) nello scrivere e piacere e delizia (mia) nel leggere.
I particolari sono importanti per descrivere le situazioni.
Gli stili di scrittura sono diversi. Il tuo mi piace.
Mi piaciono anche gli stili asciutti, diretti, alla maniera di Jack Kerouac (Did I created that sky? Yes, for, if it was anything other than a conception in my mind I wouldnt have said ''Sky''), un autore che leggo volentieri anche in originale perche' diretto, senza orpelli, il quale usa l' americano della gente.
Per restare all' inglese mi piace molto anche George Orwell (''Mr Jones, of the Manor Farm, had locked the hen-houses for the night, but was too drunk to remember to shut the pop-holes. With the ring of light from his lanter dancing from side to side he lurched across the yard, kicked of his boots at the back door, drew himsels a last glass of beer from the barrel in the scullery, and made his way up to bed, where Mrs Jones was already snoring.'') Come puoi leggere piu' ricercato e piu' ricco di particolari.
Ma per restare alla beat generation, genere letterario nda me ''amato'', leggi come scrive Allen Ginsberg (''America when I was seven Momma took me to Communist Cell meetings they sold us garbanzos a handful per ticket a ticket costs a nikel and the speeches were free everybody was angelic and sentimental abaout the workers it was all so sincere you have no idea ...''), anche lui ricco di particolari.
La stessa differenza trovi tra il Times e il Guardian, uno colto, l' altro destinato al lettore meno acculturato, uno rappresentante del potere, l' altro del proletariato, o per stare alla Tv, i TG della BBC, dall' inglese oxfordiano, parlato nella City, e quelli di Fox, dall' inglese piu' popolano.
Anche io abbondo in particolari e i mei racconti noir sono un esempio. Tutto il contrario la scrittura di Gianni, mio figlio, che nei suoi romanzi, usa uno stile piu' diretto.
''La solitudine dei numeri primi''? Cattivo esempio. Storia evanescente scritto in maniera elementare, stavo per dire da fisico, poi ho ricordato che anche tu sei una fisica. Ma al di la' della battuta esempio non calzante.
Paolo Giordano scrive (pag 89): ''Alice lo precedette bin corridoio e lui la segui', a due passi di distanza. Camminando, Mattia guardava in basso di fonte a se', come sempre. Noto' che la gamba destra di Alice si piegava con grazia, all' altezza del ginocchio, come tutte le gambe del mondo, e il piede sfiorava la terra senza fare rumore.''
Anche questa e' leziosita'?'' Non credo anche se Paolo Giordano ha frequentato la scuola di Alessandro Baricco, lui si' sdolcinato e manierato.
La dote di uno scrittore e' avvincere il lettore con la sua storia, tenere sempre alta la tensione.
Tu hai queste qualita'.
E' la differenza che passa tra il Po nella sua lenta avanzata verso la foce e il torrente impetuoso, sempre Po, alla fonte del Monviso.
Chiunque si inoltri in un bosco puo' camminare per ore ma non trovera' mai due luoghi fra loro in tutto identici, simili si', ma non uguali. Vi sono mille sentieri nel bosco, tutti simili, ma tutti diversi tra loro.
Cosi' e' per la scrittura.
L' importante, ripeto, e' avvincere il lettore con la storia cosi' che prosegua nella lettura.
Vale
Non ti conoscevo sotto questo aspetto,hai la stessa grazia coin volgente che ho apprezzato nelle poesie...
RispondiEliminaEssere spietato? Lo sarò se non continui!!
Ciao Annarita,buona serata.
Il racconto è pieno di pathos e coinvolgente.
RispondiEliminaAnche secondo me devi continuare questo racconto (magari pubblicandolo come ebook); nel caso, per evitare che con un testo più lungo il lettore perda interesse strada facendo, io aggiungerei ancora uno spruzzo di mistero per tenerlo sulle spine.
Un piccolo appunto: in un passaggio dici che la casa era sulla destra di Miriam, tant’è che il mare le lambiva il piede sinistro mentre si incamminava verso di essa.
Qualche frase dopo però dici “Ruotò di mezzo giro e si lasciò il mare alle spalle”; questo mi disorienta quando cerco di immaginare la scena, perché il mare a questo punto verrebbe a trovarsi sulla sua destra.
Baci e...alla prossima :)
Roberto
Leggo con interesse, ma nello stesso tempo con un certo distacco per meglio assaporare le parole.
RispondiEliminaOgnuno di noi ha una forma del tutto particolare di scrivere, di esprimere le emozioni, i pensieri, forma che, col passare degli anni e dell'esercizio, migliora, si pulisce, diventa uno con il nostro stesso essere.
Codesto racconto è bello, invita a curiosare di più, a sapere cosa c'è sotto, come di dipana, come andrà a finire la storia.
Certo, l'uso di brevi frasi, in questa parte iniziale, sebbene spezza l'insieme, da un senso di attesa...
Rino, in attesa.
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RispondiElimina...in un passaggio dici che la casa era sulla destra di Miriam, tant’è che il mare le lambiva il piede sinistro mentre si incamminava verso di essa.
RispondiEliminaQualche frase dopo però dici “Ruotò di mezzo giro e si lasciò il mare alle spalle”
Leggi con più attenzione, Roberto.
Miriam si era fermata di fronte al mare...
Si sollevò di scatto, stirandosi pigramente e mosse alcuni passi verso la riva. Si fermò e rimase in attesa...
Poi si voltò lentamente verso destra e vide la casa in lontananza...senza muoversi dalla posizione in cui era tant'è vero che mosse un altro passo in direzione del mare e lambì la spuma con il suo piede sinistro
Mosse un altro passo e lambì l’onda - bianca di spuma - con la punta del piede sinistro.
Successivamente ruotò su se stessa di mezzo giro e si lasciò il mare alle spalle per allontanarsi da esso.
Non viene evidenziato se poi si mosse a destra o a sinistra...semplicemente prese la via del ritorno.
Ti sei orientato adesso?;);)
Mi gira la testa :)
RispondiEliminaAnnarita,
RispondiEliminami piace questo racconto, ma ti confesso qualche difficoltà nell'esprimere un giudizio distaccato giacchè sento il suo stile molto familiare. Insomma lo scriverei più o meno allo stesso modo.
Se lo ritrovo, ti farò leggere una bozza di racconto che iniziai a scrivere molto tempo fa.
Mi piace perchè lascia che a parlare siano le cose, i dettagli, carichi delle caratterizzazioni che riflettono lo stato d'animo dei personaggi.
Un personale consiglio: non lasciare che siano i fatti a tracciare il racconto - anche se trovo la cosa molto stimolante e divertente per lo scrittore - ma sii tu a creare il solco che i personaggi riempiranno, fai in modo di costruire a priori l'impalcatura del racconto.
Per quest'ultimo motivo sospendo parzialmente il giudizio, in attesa di scoprire dove ci porterà quel "[continua]" :)
Cara Annarita,
RispondiEliminaho letto il tuo incipit qualche giorno fa ma non ho trovato un attimo in cui scrivere un'opinione articolata: se aspetto quell'attimo non ti darò mai il feedback che meriti.
Inizialmente mi sono sentita inceppata in quel genere di descrizioni che rifuggo (e che mi piacevano molto nel periodo più contemplativo della mia esistenza).
Invece poi il riferimento a un passato velato di nebbia e il mistero mi hanno avvinta. Attendo sviluppi.
Che ti esprima bene è un dato di fatto. Apprezzo l'utilizzo di termini rari e meravigliosi come "sciabordio".
Buona fortuna!
coinvolgente davvero :-) e la prova ne è il fatto che viene istintivo cercare di premere quel CONTINUA, non altre cose per cambiare argomento!
RispondiEliminaLeonilde, benvenuta e grazie del parere:)
RispondiEliminaA presto.
annarita
Se avevi bisogno di incoraggiamento, beh, mi sembra che te ne sia giunto tantissimo.
RispondiEliminaL'avvio è più che buono, crea attenzione e aspettativa. L'importante è che tu riesca a costruire una bella trama, cioè come si suol dire "la storia c'è" e poi le capacità descrittive, le sfumature, le acute riflessioni penso proprio che non ti manchino!
Coraggio...
Ciao
Pia
Ciao, Pia. Sì, non posso lamentarmi:). Grazie del tuo incoraggiamento.
RispondiEliminaA presto.
annarita
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RispondiEliminaBello, si legge tutto d'un fiato.
RispondiElimina(io però toglierei i puntini di sospensione, ma è una questione mia personale)
Grande Annarita :)
Grazie, Elena, di aver espresso il tuo punto di vista. Ci rifletterò su:)
RispondiEliminaUn abbraccio
Cara Annarita,
RispondiEliminaarrivo in ritardo (impegni scolastici) e trova già un mare di commenti... che aggiungere? Scrivi innanzitutto per il piacere di farlo (la passione è alla base di tutto) e a mio avviso credo ci siano i presupposti per continuare bene.
Un abbraccio! :)
Certamente, Nevia. Il piacere di scrivere è la forza motrice. Non ci sarebe alcuna soddisfazione altrimenti.
RispondiEliminaTi ringrazio del tuo parere, prezioso quanto quelli che lo hanno preceduto.
Un abbraccio
annarita:)
Annarita,
RispondiEliminaA quest'ora non è possibile esaminare bene il tuo racconto.
Mi piace. Noto anch'io che non c'è elemento che possa dare una idea del periodo in cui il racconto è ambientato.
La sofferenza di Miriam è elemento su cui si può continuare. Se hai in mente un finale, devi assolutamente svilupparlo. Se non ti riesce di andare avanti, il lavoro può comunque essere stanato.
La padronanza del mezzo letterario è evidente. Non trovo leziosità. Ci sono certamente stili più asciutti, ma a volte, scusatemi se lo dico, il ridurre tutto ad una esagerata smania di pulizia, rende incomprensibile lo scritto.
Sei brava.
Ti abbraccio e mi complimento.
Danis
Danis carissima, benvenuta! Non sai quanto mi faccia piacere il tuo punto di vista.
RispondiEliminaIl finale l'ho in mente con chiarezza, anzi sto già scrivendo. L'elemento critico è il tempo, danis. Ho tre blog da gestire, scuola, famiglia e una rivista didattica, per cui scrivo articoli...non di fantasia.
Ricambio l'abbraccio.
annarita:)