L'amico Marco di Splinder mi segnala il caso di Giuseppina Virgili, che, a sua volta, ha appreso da questo blog, da cui riporto l'articolo che leggerete di seguito.
Penso che l'unico modo concreto di cui disponiamo, per dare un segno tangibile della nostra solidarietà, sia quello di contribuire alla diffusione della notizia, perché le sole parole si dissolvono come neve al sole e svaniscono come foglie trascinate dal vento.
Riporto da Bistrot Chez Maurice.
La signora mi scuserà, ma fino a stamani*, quando è apparsa sugli schermi di Rai3 a Cominciamo Bene (il video sarà disponibile nei prossimi giorni), non avevo neanche mai sentito nominare Giuseppina Virgili. Non è una sconosciuta se Google dà oltre 120 mila voci per lei, ed esistono un gruppo di solidarietà su Facebook, un blog ed un sito che raccoglie le Imprese che resistono, come la sua.
Molti ne hanno parlano – fra gli altri qui, qui e l’Espresso qui – e c’è anche un programma per questo movimento al quale possono aderire tutte le piccole e medie aziende che hanno problemi nell’attuale crisi.
Bastano due soli numeri per capire la drammaticità della situazione:
- sono 1608 i piccoli imprenditori del nordest che dall’inizio della crisi si sono tolti la vita, l’ultimo buttandosi sotto il treno della Venezia-Trento
- sono 30 le aziende che ogni giorno chiudono in Italia.
Sono quelli che se chiudono non lasciano traccia se non nei libri contabili delle banche e dei fornitori, dell’Agenzia delle Entrate e – spesso – nei libretti neri degli usurai. Sono quelli che una volta venivano additati come l’ossatura portante della nostra economia, quelli che non ricevevano sussidi di nessun tipo dallo Stato, ma che facevano tanto comodo allo Stato per le sue statistiche ed il poderoso prelievo fiscale.
Anche la stampa comincia ad interessarsi di loro non più come evasori fiscali tout court, ma come entità economiche che stanno lottando a denti stretti per tener aperta la saracinesca ogni santa mattina, sperando che succeda qualcosa per raddrizzare la barca.
Sono aziende che occupano spesso marito, moglie, uno o più figli, uno o più dipendenti, nate di recente su un progetto di vita o in tempi passati, con generazioni laboriose che hanno mantenuto famiglie ed economie.
Fino ad ieri i problemi venivano lavati in casa perché la dignità e l’orgoglio di queste persone non permettevano di esternare la loro difficile situazione. Oggi, finalmente, hanno preso coscienza che la loro è una condizione condivisa dalla grande maggioranza delle imprese, che la banca che rifiuta loro credito lo rifiuta anche a centinaia e migliaia di altri "invisibili", che non basta sorridere perché i conti tornino in attivo.
Non c’è ricetta magica che li possa salvare, non c’è innovazione, liberalizzazione o globalizzazione che ridia loro speranza. L’unica cosa che vogliono è tornare a lavorare, per pagarsi i debiti e vivere. Non possono più aspettare.
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* Il riferimento è alla mattina del 20 gennaio 2010.
Cara Annarita, mi sono documentata...guerra tra i poveri!
RispondiEliminaDirei che la situazione è drammatica, soprattutto per le piccole imprese. Altro che ripresa come suggerisce da tempo qualcuno!
RispondiEliminaRipresa? E' soltanto quello che certa gente vuol far credere...
RispondiEliminaIl problema delle piccole imprese non fa notizia, come non fa notizia il settore floricolo che da tre anni sta praticamente agonizzando!!!
RispondiEliminaNon si vive ma si sopravvive se si lavora da soli, un tempo si cercavano braccianti ora con la crisi che c'è del settore si ci aggiusta da soli.
Caio annarita, roberta.
Ciao a tutti,sono Giuseppina.Purtroppo è vero la piccola impresa in difficoltà non fa notizia,come molte altre cose che ci riguardano.Molto spesso all'interno delle stesse lavora tutto il nucleo familiare e l'azienda è l'unica fonte di sostentamento ed ecco che il dramma assume un carattere ancor più devastante.non mi stancheròmai di dirlo,alle parole diamo seguto con i fatti e uniamoci in un unico coro altrimenti sembriamo casi isolati se continuiamo ognuno ad agire in solitudine.La crisi sta prendendo ogni settore senza risparmiare nessuno e con i piccoli imprenditori anche i pochio dipendenti che abbiamo che non salgono sui tetti perchè consci della situazione creata da un sistema dove c'è spazio solo per i furbettienon perchèl'imprenditore delocalizzao chiuse con le tasche piene.Usciamo dal nostro silenzio uniti in un unico obiettivo,che non siamo invisibili e che non ermettiamo a nessuno di toglierci dignità.
RispondiEliminaCiao a tutti
Giuseppina
La situazione e molto brutta e questa crisi io la vedo con occhi diversi rispetto a tantissime altre persone, tantissime persone che prima della crisi riuscivano a vivere decentemente, ora si rivolgono alle varie associazioni umanitarie per avere un pasto che ora non riescono piu a permettersi, piccoli imprenditori disperati che compiono gesti che non dovrebbero. Tutti i giorni (quando posso), apro la posta e leggo i resoconti che il mio capo mi spedisce e sono esattamente l'opposto da quanto ci vogliono far credere i media (comandati dal potere) e i politici. Se il governo dovesse difendere degli interessi propri, credimi che questi piccoli imprenditori andrebbero meglio. Mi fermo per non esagerare. Buona vita, Viviana
RispondiEliminaNessuno capisce veramente (peccato, perchè questo governo sembrava quallo giusto per questo) che il futuro economico dell'Italia sono le piccole imprese. è a loro che si dovrebbe applica lo sgravio fiscale e utto ciò che è possibile per aiutarle. Possiamo utilizzare tutti i fondi che vogliamo per salvar le varie Alitalia, Fiat... ma non sono destinate a durare nel tempo.
RispondiEliminaLo capiranno molto presto a cosa andranno incontro dal momento che nell'anno 2009 sono fallite 12.000 microaziende,ovvero con max 15 dipendenti,queste sono le microaziende,per un totale di 120.000 lavoratori a casa oltre gli stessi datori di lavoro.E i sindacati???? nemmeno una parola.a chi prenderanno le tasse per mantenere le loro belle poltrone? l'iva verrà a mancare.i contributi che versiamo per la cassa integrazione,che paghiamo noi,da dove rriveranno più quei soldi,l'inps che versiamo insieme ai dipendenti e tutte quelle tasse che giornalmente paghiamo senza rendercene conto.Vogliamo parlare delle tasse sulla benzina,il canone televisivo,gli interessi bancari,le multe,etc.etc. Ogni qualvolta acquistiamo qualcosa,anche un semplice caffè paghiamole tasse e qundi vedete bene che fermandosi il girotondo fa non molto anche loro pagheranno la crisi.Ovviamente c'è una grande differenza con noi,mentre noi per sopravvivere abbiamo dato fondo a tutte lenostre risorse e spesso intaccando anche i risparmi dei nostri genitori,loro hanno fato comei cammelli,hanno fatto rifornimento e qundi avranno una ottima autonomia.Prendiamo spunto dagli extracomunitari che il primo marzo faranno uno sciopero per dimostrare che senza di loro si mobilita il paese scendiamo tutti in piazza e vediamo cosa succede.Io sono stanca di sentirmi offesa dai politici tutti sia da destra che sinistra,senza dstinzione,non vedo differenze,e manifestiamo il nostro disappunto.Che ne pensate??
RispondiEliminaGiuseppina Virgili
Allargare il problema produce una visione d'assieme e mette di fronte a una coplessità tale da scoraggiare ogni azione tendente a una soluzione. Ma è il solo modo per capire.
RispondiEliminaLa micro-impresa, il popolo della partita IVA, i lavoratori dipendenti, i pensionati, i precari sono entità economiche omogenee, sono il "gruppo paria" nel sistema economico che gestisce il potere: la carne da macello.
Su di loro vengono scaricati i costi di ogni crisi. Loro pagano e consentono al sistema economico di prosperare.
Fra 2 o 3 anni, a ridosso delle elezioni, il sistema di potere che governa si ricorderà di loro, butterà loro qualche monetina (sotto forma di temporanei sgravi fiscali) in cambio del rinnovo di consenso (indispensabile premessa per una rinnovata "spremitura"). Il gioco è questo, non prenderne atto è folle.
I Berlusconi, I Ricucci, I Profumo, I Draghi: affaristi, avventurieri, gestori e controllori nel sistema di potere che ci governa. La realtà è che fanno tutti parte della stessa "banda".
l
Ciao sono qui per invitarTi alla mia festa di compleanno sarà un piacere per me riceverTi ... non è necessario che Tu venga con un vestito bello...
RispondiEliminaSono d'accordo con Giuseppina , bisogna farsi sentire e fare cagnara come hanno fatto gli extra comunitari , che , non avendo più nulla da perdere , hanno sfidato persino la mafia locale . La situazione è drammatica , non si può stare più a guardare !!!
RispondiEliminaLa situazione è veramente critica, ma non è circoscritta alla sola Italia: il fenomeno è globale. Ascoltavo giorni fa un economista che diceva: "Le banche italiane hanno resistito alla crisi, questo denota che il fenomemo non è disperato!" Occorre impegno da parte del governo affinchè l'economia risalga.
RispondiEliminaUn saluto
annamaria
Cara Annarita hai postato davvero una informazione utile a livello sociale.
RispondiEliminaIo mi informo tramite i giornali ed internet, eppure non sapevo.
L'informazione dei media è sempre più un colabrodo.
Si tende a nascondere, a far apparire che tutto procede bene, invece ci sono situazioni drammatiche, di enorme portata.
E' compito anche nostro, comuni cittadini, impegnati per una libera e corretta informazione nonchè per un mondo più umano e più giusto, diffondere queste notizie.
Grazie per aver pubblicato.
Io, oltre al blog, di "orizzonti di senso" ne ho uno di politica e sociale solo mio ed un altro in comunione con altri blogger sempre di politica e società. ...abbastanza frequentati... se tu mi dai l'ok .. io riporterò in questi spazi che curo la notizia , citando la fonte, ovviamente.
Un bacio!
Lo sapevamo già che la crisi è globale.Ma prima di voler cambiare il mondo cambiamo l'Italia altrimenti a forza di guardare all orizzonte perdiamo di vista il macigno che ci sta cadendo sui piedi.Le banche taliane hanno retto con i soldi dello Stato,che sono miei.I famosi tremonti bond sonoi serviti a mettere a posto i loro conti.Laspazzatuta l'hanno venduta a noi.Azioni alitalia,bond argentini e tutti i derivati.Non cadete nei tranelli dei media che ci dicono ma gli altri paesi,pensiamo intanto al nostro e poi guarderemo oltre.I media dicono anche lacrisi è passata,ti sembra sia così????No,altrimenti non vedremmo più persone sui tetti,manifestazioni di disperazione ovunque,non pensi. Fintanto non usciamo da questa depressione popolare lor signori continueranno a far di noi carne da macello.E? questo che vogliamo!!!! dobbiamo allearci ,non smettero mai dirdlo, senza vergogna perchè non abbiamo niente di cui vergognarci.tiriamo fuori le p....e ritroviamo eridiamo dignità a questo paese,ritornando ad esportare ciò per cui eravamo aprrezzati all'estero,dignità,onestà,ingegno,aarte,fantasia,etcetc.
RispondiEliminaResuscitiamo,forza forza forza.L'oceano è fatto di gocce è così dobbiamo fare noi,tante gocce uguale un oceano.
Ciao a tutti
Giuseppina Virgili
Cari amici, vi ringrazio di aver lasciato il vostro commento.
RispondiEliminaDo il benvenuto a Giuseppina Virgili e mi dichiaro totalmente d'accordo con lei su tutto il fronte.
Occorre agire e schierarsi, fare sentire la propria voce perché lo Stato sta dissanguando senza pietà la micro-impresa, il popolo della partita IVA, i lavoratori dipendenti, i pensionati, i precari. Queste fasce sono la carne da macello di chi gestisce il potere.
I media danno informazioni distorte, mirate a tacitare il senso di insicurezza del cittadino medio, ma non bisogna abboccare. Occorre, al contrario, recuperare il senso critico e tirare fuori le p...., come giustamente asserisce Giuseppina, perché siamo coinvolti tutti in questo disastro ormai annunciato. L'economia non è in ripresa. Sono solo chiacchere. Occorre scendere in piazza compatti come hanno fatto gli stranieri, non alimentando una guerra tra poveri, ma lottando per reclamare il diritto sacrosanto ad una vita dignitosa e sostenibile.
Annarita
Cara Myriam, certo che puoi riportare la notizia sui tuoi blog che trattano di politica e società.
RispondiEliminaAnzi ti sono grata e riconoscente per questo.
Un abbraccio.
annarita
Cara Anna,
RispondiEliminaè una situazione davvero drammatica. Io per scelta non compro più nelle grosse distribuzioni, anche perchè scegliendo il biologico non mi converrebbe. Cerco i piccoli produttori sperando di far bene.
Anche i vestiti, cerco di prenderli italiani, e mi rivolgo alle aziende che fanno anche sartoria, piccoli imprenditori del Piemonte.
Scelgo i detersivi a chilometri zero e sfusi, così lavorano i distributori.
I mobili non li abbiamo nemmeno ancora tutti. Abbiamo scelto di farli fare a un artigiano e quindi li si paga un po' di più, però siamo felici così, quando avremo i soldi completeremo l'opera.
Non penso che si possa aspettare un provvedimento governativo, anche perchè tutti i provvedimenti che prendono portano a un maggiore impoverimento del sistema. Il cambiamento possiamo farlo solo noi, scegliendo cosa comperare, evitando di alimentare il mercato estero.
Poi c'è l'altro lato della medaglia, molte famiglie sono in crisi ma i loro membri non si adattano a fare certi lavori (badante, muratore) allora mi chiedo fino a che punto c'è veramente crisi?
Io credo sia necessaria una seria riflessione sul modo di consumare, sprecare e divertirsi dell'italiano.
E' una battaglia che ho affrontato da 5 anni col mio compagno ed alla fine abbiamo scelto di rallentare i nostri ritmi, consumare cibo bio e di stagione, dare la precedenza ai prodotti italiani.
So che lo fanno già in molti.
Un bacione
Elena
La tua scelta è sensata, Elena, ma la crisi c'è. E' un dato di fatto. Motivo per cui, insieme al consumo consapevole, occorre far sentire la propria voce, scendendo in piazza.
RispondiEliminaRicambio il bacione
Quello che più ci spaventa é che le nostre città stanno perdendo le loro antiche vesti. Negozi che sono sempre esistiti da decenni, sono stati costretti a chiudere. Chi ci ridarà più quelle bellissime librerie che erano una Istituzione per noi...o grandi magazzini soppiantati dal fenomeno Made in Cina. Premmetto, non sono razista, e mai lo sarò, ma mi piange il cuore quando non ritrovo più i 'miei' negozi. E' veramente un periodo di grave crisi, che imperversa dal Nord al Sud di Italia, e purtroppo sembra che siano tanto bravi a parlarne, ma a fatti, faciamo acqua da tutte le parti.
RispondiEliminaby Lilly
Lilly, condivido le tue considerazioni.
RispondiEliminaA presto.
annarita
Mi scuso per gli errori grammaticali dovuti unicamente dalla fretta:)
RispondiEliminaalla prossima
ciao
Lilly