Con questo post, aderisco alla campagna antiplagio, promossa dall'amico Alberto Piccini, che di recente è stato vittima di una deprecabile azione di tal genere da parte dell'ennesimo e spregiudicato "copione di turno"!
Ora, io capisco che i post di Maestro Alberto sono irresistibili per vari motivi e che si desidererebbe esserne autori, ma ciò dovrebbe fungere da incentivo ad alimentare la cultura della qualità, quella "originale", propria, "own"...a creare il proprio "marchio".
Prendere spunti è lecito se ne consegue una elaborazione personale, arricchita da nuovi apporti; copiare spudoratamente arrogandosene la paternità è "disonesto", gretto, meschino!
Lo si può considerare da diverse visuali, ma il fatto resta un "furto", un ladrocinio di idee, un appropiarsi di energie altrui, un sopruso del "pensiero"!
Pertanto, mi associo ad Alberto, solidale al 100 per 1000! Forse non si riuscirà a fermare queste azioni indegne, ma è liberatorio far sentire la propria voce, sostenere una giusta causa, essere in pace con se stessi piuttosto che stare a guardare, al riparo di una cappa di scetticismo.
Potete leggere i dettagli a questo link!
Un abbraccio grande, Alberto!
05/12/07
STOP AL PLAGIO: una campagna buona e giusta!
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Le parole nei miei confronti sono troppo lusinghiere, grazie di cuore.
RispondiEliminaAlberto
Nessuna lusinga, Alberto! E' la pura e sacrosanta verità:)
RispondiEliminaCondivido pienamente...cominciare a tirare fuori un pò di farina dal propio sacco... ce ne sono molti di copioni nel web! Anch'io spesso copio parti di post di altri utenti ma vengono sempre segnalati come autori.. è questo che va fatto, naturalmente chiedendone l'autorizzazione al propietario dell'articolo! Grazie
RispondiEliminablogenews.com
Perfettamente in sintonia...Il mondo purtroppo è pieno di furbacchioni.
RispondiEliminaPensa, Annarita, che ho scoperto che un sito di cinema ha copiato il mio intero articolo sul cinema 2.0 senza citare né me (l'autore) né la fonte originale (Cinema Invisibile), contravvenendo oltretutto alla licenza Creative Commons. Ho scritto una email di protesta alla quale ovviamente non hanno risposto...
RispondiElimina@isacco: grazie a te della testimonianza:).
RispondiElimina@pinoamoruso:...purtroppo!
@anonimo:mi dispiace molto. Se ho capito di cosa stai parlando...quell'articolo l'ho pure letto e commentato su Cinema Invisibile! Articolo eccellente, tra l'altro:). E' un'ulteriore infima azione...
Annarita e amici qui convenuti, ecco un'altra bell'occasione per uscire un po' dai soliti binari del plagio in discussione. Come di consueto mi attira l'idea di essere inedito, così nessuno potrà mai reclamare di subire plagi a causa mia, se non altro. In quanto, poi, a subirlo io, non potrò che gioire perché è il vero segno di essere generatori di rango e questo è già qualcosa, non vi pare? Poi si vedrà.
RispondiEliminaOra vi dirò una cosa che non vi aspettate, presi come siete di mirare al sodo - ai fatti concreti - che nel caso in discussione comporta di porre al bando chi si dispone illecitamente all'azione di plagio intellettuale. Non che questo non sia cosa buona, anzi lo è senza mezzi termini, tuttavia... state a sentire.
Sapete che anche l'opera di Gesù, raccontata dai Vangeli, fu oggetto di plagio? Ne parlano gli evangelisti Marco e Luca. Vi stupisce?
Eppure, se si riflette bene, dopo aver sentito i fatti in merito, l'insegnamento che vi deriva è di una considerevole portata, al punto che sembrerà leggera la croce del plagio in discussione.
Non si tratta di cose della fede religiosa soltanto, bensì di altro che investe l'umanità per la quale, da sola, risulta inadeguata la giustizia terrena. È nel Mistero, cui l'uomo non trova il modo di penetrarlo, tale da far funzionare le cose della vita secondo un ideale cibernetismo. Ma dipende sempre tutto da noi nel dargli “fiducia” o no. Naturalmente è un mio modo di concepire il Mistero.
Citerò i fatti raccontati da Marco che sono più o meno gli stessi di quelli di Luca.
Qui è l'apostolo Giovanni che si rivolge al Signore e dice: «Maestro, abbiamo visto un tale scacciare demoni nel tuo nome, uno che non ci segue; e abbiamo cercato di impedirglielo, perché non ci seguiva».
Ma Gesù disse: Non glielo impedite; perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Infatti, chi non è contro di noi, è per noi.
Chi vi darà un bicchiere d'acqua in nome mio, perché siete in Cristo, in verità vi dico, non perderà la sua ricompensa...» (Mc 9,38-41).
Si è capito che la giustizia che si cerca è nel “bicchiere d'acqua”, per significare che per vie misteriose al momento che occorre ci sarà chi ci “disseterà”, avendone estremo bisogno. E questo che conta nella vita quanto essa sembra venir meno. Conta la “provvidenza” e non importa nemmeno sapere chi è l'Ermes che porge quel “bicchiere” perché sono la stessa cosa.
Ma sento già alcuni che mormorano: “meglio l'uovo oggi che la gallina domani”!
Sono solidale con Alberto: avevo lasciato un commento appena pubblicato il suo post, con il link al mio articolo in merito (se ben ti ricordi anch'io, che sono sconosciuto, ho subito delle copie non autorizzate).
RispondiEliminaIl problema è che non copiano solo i piccoli o gli aggregatori di notizie, ma ormai anche le grosse testate giornalistiche in rete.
I "furbetti" ormai dilagano ...
Sicuramente, Caro Gaetano, non sarò io una di quelli! Ho compreso perfettamente il tuo pensiero...appunto il tuo pensiero è come dire "limpido". Va sempre al di là delle cose che appaiono. Personalmente ne sono affascinata, comprendendolo appieno e a volte anch'io lo attuo, ma non sempre...e in questa occasione non mi sento di essere comprensiva con chi abusa delle altrui energie.
RispondiEliminaComprendo, però, il tuo punto di vista e ne sarei felice se potesse appartenermi spontaneamente:).
Grazie:)
Sì,Cristiano, ricordo, il tuo articolo e l'azione di plagio che hai subito. Mi dispiace anche per te:(
RispondiEliminaSì, il plagio fa un po' schifo. Mettiamoci sotto un'altra ottica però: licenziamo con una licenza libera(non so, forse va bene Creative Commons o meglio GNU FDL, ma non sono esperto in licenze), che obblighi chi copia a segnalare chi è l'autore originale, ma gli permetta sia di copiarlo che di modificarlo, segnalando le modifiche fatte rispetto all'originale?
RispondiEliminaIn questo modo, pubblicando sotto una di queste licenze si potrebbero avere ulteriori strumenti proprio per colpire i plagiatori.
Cara Annarita mi giova che tu condividi il mio pensiero e questo mi permette di dire ancora dell'altro sul plagio in discussione. Perché occorre parlarne com'è stato per il meme per il quale ci fu un più che felice convivio. È questa l'occasione propizia.
RispondiEliminaDove il segno? Nella nostra epoca cruciale in cui sembra svuotato, o prossimo ad esserlo, l'animo umano dal suo spirito, nel passato sempre pronto a dargli sostegni perché abbia senso la vita e così essa sia continuamente generativa, a cominciare col far nascere nuovi esseri. Di qui la motivazione fondamentale dell'uomo nell'essere padre e madre, ma non solo in senso procreativo dei due termini, bensì in senso infinitamente vasto relativo alla creazione di tutte le cose di questo mondo. Ecco il punto vulnerabile dell'uomo, la necessità di mantenere stabile la capacità generativa, fosse anche quella di ottenerla in modo fraudolento. E non valgono etiche sociali perché la genitura, intesa anche in senso lato, sia salvaguardata in modo che stia al riparo da azioni deleterie. Ovvero che non ci siano ratti di “figli”, che nel caso posto come tema di questo post si tratta di plagio intellettuale.
Nondimeno è cosa buona insorgere e protestare con ogni mezzo là dove si determinano plagi in cui il derubato è ignorato del tutto. Se non altro si placa, di quel tanto che sembra bastare, l'animo conturbato ed afflitto del malcapitato vittima di plagio.
Salvo a dar corso, se si è nelle condizioni di ottenere giustizia, di perseguire il ladro di “prole” intellettuale.
Per contro ci sarebbe da riflettere sulla provenienza di questa “prole” dell'intelletto in coloro che credono di averla concepita. Al punto di rinnegare decisamente il costante desiderio di poter affermare di possedere per destino la corona regale intellettuale, e dire a gran voce ai quattro venti, al pari di quel Bonaparte nel porsi sul capo la Corona di Ferro diventando Re d'Italia: “Dio me l'ha data e guai a chi me la toglie”.
In fatto di prole umana si sa con assoluta certezza la madre ed il padre biologico, ma si può essere certi sulla provenienza delle cose dell'intelletto? Ecco un Mistero che si vorrebbe penetrare ma non è un'impresa come quella di andare con una navetta spaziale – mettiamo – su Marte o chissà dove
Si dice che alcuni uomini iniziati da ignoti maestri ci siano riusciti, ma si tratta di esseri speciali non più uomini normali legati alla roccia mentale consueta e soggetti al mitico supplizio di Tantalo (favole, fantasie da Harry Potter?). Questi non fanno che rodersi il fegato giorno dopo giorno, ed ogni giorno si presenta la causa cui battersi, ma invano. Per esempio quella oggetto della discussione del plagio in questione.
E a dire che la sorte per ognuno di noi, se da un lato è maligna disponendoci, appunto, a roderci nostro malgrado il fegato, dall'altro lato è benigna (l'argomentata provvidenza..., chissà?!). Per esempio, mi permetto di meditare su certe cose a riguardo che ravviso intorno a te, Annarita e che ora ti sfuggono. Ma sono accanto a te e agli amici di questo promettente salotto del pensiero. Si tratta solo di “fissarle” al concreto per generare la cosiddetta “pietra filosofale” in te e chissà anche in altri, ovvero determinare quel che tu auspichi, aneli, quando dici: «Comprendo, però, il tuo punto di vista e ne sarei felice se potesse appartenermi spontaneamente». Mi piace questa tua parola, “spontaneamente” che sembra magica come una spada risolutrice senza elsa circondata da promettenti lune che la illuminano emanando un caldo tepore vitale fatto di un amore irresistibile (pensa che si tratta dell'emblema che fregia la bandiera dell'Iran!). Forse è un parlare alchemico, assolutamente misterioso, ma che affascina. Un parlare che sembra avere un magico potere magnetico inusitato cui a volte ci disponiamo senza resistenze facendoci trasportare ovunque, avendone assoluto bisogno. Va pensiero, sull'ali dorate...! Ei ci incita con “onde immateriali fatte di indescribili sensazioni...
Mi sovviene quel giovane poeta contemporaneo, a te tanto caro, Alfio Petralia, morto ancor giovanissimo. Si può dire che hai dedicato a lui il tuo “Nereide1 blog” ove si possono apprezzare alcune sue profonde note-poesie. Qui Alfio vive permeato dal suo mediatore intellettuale che lui chiama Ermes, assorbito dal mito da cui gli egli giunge misteriosamente e gli sussurra ciò che l'uomo quasi rifugge impaurito ma non vi si discosta a volte. Ma Ermes è il Tutto, chi lo può contestare! Però riflettendo si può dire che per contro Alfio si dispone al plagio. Paradossale perché non si può capire chi è il plagiato, forse entrambi per un incomprensibile “matrimonio alchemico” e nessuno dei due può sentirsi leso per tentato plagio appunto. Poiché, dal canto del dio si sa che egli ancor bambino, fece il ladro a danno del fratello Apollo.
Dunque nulla di incompreso che non sta in pari su un'ideale bilancia cosmica, non solo sul piano fantastico della poesia in Alfio, quando dice: “Io sono ovunque: / nell’anima dell'Uomo / nella terra / nel cielo / nel mare / nel sole / io sono colui che narra / io sono nella vita degli altri / io vivo negli altri / io vivo nella Natura / io sono lo spirito della Natura / io sono Ermes».
Ermes di Alfio è attrattivo, seducente come non mai, tuttavia per gli umani del 2007, come si fa ad possedere la certezza di avere in sé di un simile “mediatore-padre” olimpico che è l'effettivo autore della personale produzione intellettuale. Perché è in questa certezza la “pietra filosofale”, l'oro alchemico, che si vorrebbe ma che ci sfugge.
Nondimeno è già tanto, perché sembra stare lì “fedelmente” come in attesa di poterla veramente condividerla. Nel senso che si possa poter dire ogni volta “me lo ha detto Lui”, cosa che vale come citare l'autore a tergo di ciò che scriviamo tutte le volte. E Alfio, sappiamo che lo ha fatto continuamente, quasi rinnegando il suo nome Alfio, al punto da incitare al “Ricordo di Lui”. «Forse un giorno il Ricordo / vi farà giustizia, / anime eternamente morte. / Forse un giorno Lui farà ritorno / nelle menti dei viventi /e le risolleverà ad alte possibilità», egli dice a conclusione della poesia «Ricordo».
Vorrei chiarire per tutti coloro che sono intervenuti alcuni punti cruciali: sia Alberto che il sottoscritto (ma alla lista si possono aggiungere moltissimi altri sfortunati) non sono stati vittime di sempligi "plagi", intesi come articoli "ispirati a..." e riscrittti in modo diverso, ma delle "vere e proprie" COPIE CARBONE, sia degli articoli che addirittura dei TITOLI degli stessi, senza il minimo riferimento ad un link per citare la fonte ed indicare quindi la presenza di un crossposting.
RispondiEliminaE' inutile indicare licenze o quant'altro (il sottoscritto rilascia i suoi contenuti sotto CC R.2.5) perchè chi copia se ne "infischia" letteralmente e, nel mio caso non ha risposto nemmeno alle mail di richiesta di chiarimenti in merito.
La soluzione è una sola: segnalare l'abuso alle autorità web competenti, così come indicato da Alberto, e cercare di "bannare" i responsabili ...
Un saluto a tutti.
Cristiano, per quanto mi riguarda sono consapevole che si tratta di una vera ruberia e per questo non mi sento di essere tenera con quanti agiscono secondo tale deprecabile modo.Sono anche convinta che i copioni non tengano in alcuna considerazione le licenze sotto le quali si pubblicano i contenuti.
RispondiEliminaPer Gaetano: belle le suggestioni del tuo commento. Esse trovano un senso anche in un agire non nobile e leale. Ti sono grata per il riferimento ad Ermes, che però non può essere compreso dai commentatori di questo post che non abbiano letto le poesie di Ermes:)
Certo che se ne infischiano delle licenze, sono d'accordo, ma se li rilasci sotto una specifica licenza hai uno strumento legale in più per colpirli o quanto meno per spaventarli in una lettera in cui dici li accusi di averne violata una.
RispondiEliminaCaro mister-nixos, sul fatto che sia una buona pratica quella di pubblicare i propri contenuti sotto una specifica licenza sono d'accordo con te(infatti dovrei attrezzarmi per questo). In quanto all'usarlo come uno strumento per impaurirli, ho i miei dubbi. Alberto Piccini ha inviato al "copione" di turno diverse mail in cui faceva presente tutto ciò, ma senza effetti concreti...
RispondiEliminaCertamente se il malcapitato volesse procedere per vie legali, la licenza sarebbe un indiscutibile strumento adatto allo scopo.
Grazie per gli apporti:)
A presto!